CONTE, DI MAIO E GRILLO: ROUSSEAU DECIDERA’ I DESTINI DEI TRE LEADER
DI MAIO NON INVITA A VOTARE PER IL SI’… IN BALLO IL SUO RUOLO E QUELLO DI GRILLO
Rousseau, non il filosofo Jean Jacques ma la piattaforma online del Movimento 5 Stelle, viene agitato come una clava.
Luigi Di Maio definisce “determinante” la consultazione online sulla nascita del governo con il Partito democratico e in effetti martedì sarà il D-Day.
Non solo per la creazione dell’esecutivo ma soprattutto per gli equilibri interni al Movimento 5 Stelle, per il suo assetto futuro.
Insomma per i rapporti di forza, dopo che il leader Beppe Grillo, nonostante i dubbi del capo politico, è intervenuto più e più volte a favore di un’alleanza con il Pd arrivando quasi a bastonare, mataforicamente parlando, l’ex vicepremier.
Ed è per questo che dalle percentuali, quindi dal risultato, si conoscerà il peso specifico che Di Maio ha nel mondo pentastellato.
La votazione online è l’ultimo ostacolo per la formazione del nuovo esecutivo e nessuno tra i 5Stelle riesce davvero a prevedere quale sarà l’esito.
Se ci sarà una vittoria schiacciante del sì sarà la conferma che Grillo tiene ancora in mano le redini del Movimento.
Al contrario prevarrà la linea Di Maio, il quale nell’appello lanciato nell’etere si è guardato bene dallo schierarsi apertamente.
A raccontare l’aria che tira ci pensa in mattinata il capogruppo del Senato Stefano Patuanelli che manda nel panico il mondo pentastellato e chi tifa per il governo giallorosso: “Se vince il ‘no’, Conte dovrà adeguarsi”. La democrazia è quindi anche un alibi se la formazione del governo dovesse fallire.
E infatti il premier incaricato sa benissimo che il voto su Rousseau potrebbe sbarrargli la strada. Così, a consultazioni in corso, contravvenendo alla grammatica istituzionale, dopo aver parlato alla Festa del Fatto Quotidiano adesso Conte appare anche in un videomessaggio.
Da qui invita gli attivisti M5s, si rivolge proprio a loro, a votare favore dell’accordo. Elenca i punti del programma e a pochissimi ore dall’inizio del sondaggio online parla di “occasione unica” prendendosi sulle spalle, più di Di Maio, la responsabilità di far virare il voto verso il sì.
L’ex vicepremier è invece più soft. Sono le ore della trattativa, di fatto quelle in cui si ragiona sulla lista dei ministri. I
Adesso nel puzzle complicato dei posti in palio Di Maio chiede comunque un ruolo di peso ma neanche questo è scontato. Sullo sfondo c’è il voto sulla piattaforma Rousseau che, a questo punto, ha il potere di vita o di morte sul governo che dovrebbe nascere. Ma anche sulla sopravvivenza di Di Maio.
Un sì risicato al nuovo governo con il Pd, ipotizziamo un 55% di voti a favore, sarebbe un assist a favore del capo politico che si è sempre mostrato scettico. Una vittoria schiacciante invece consacrerebbe Grillo leader indiscusso dentro il Movimento, ancora il vero trascinatore. In questo modo l’ex vicepremier ne uscirebbe ridimensionato ancora di più.
Sono 115.372 gli iscritti che potranno esprimere la loro preferenza, ma negli ultimi tempo ha votato un terzo degli aventi diritto. Adesso non è escluso che ci possa essere un ritorno in massa al click online.
Secondo i ben informati alla fine prevarrà il sì all’alleanza ma non sarà una vittoria schiacciante. Un risultato in bilico potrà essere utilizzato da Di Maio non sono per rafforzarsi internamente ma anche per ottenere qualcosa in più nel rush finale della trattativa.
Per questo il capo politico, nel videomessaggio del passo indietro sulla richiesta di diventare vicepremier, lancia un appello al voto senza schierarsi: “Ora tocca agli iscritti del Movimento e mi rivolgo a chi è perplesso, non c’è un voto giusto o sbagliato, c’è il vostro voto, noi abbiamo già vinto”.
Il quesito nasconde anche parecchie insidie. Nel caso dell’alleanza con la Lega era stata formulata una domanda generica, in cui era stato messo al voto il contratto di governo e il partito di Salvini non era neanche contemplato.
Ora invece la presenza della parola “Pd” nel testo del quesito viene vista, da alcuni, con l’intento di far votare “no” considerata la storica antipatia dei militanti grillini nei confronti dei dem. Non solo. In un primo momento la prima casella da sbarrare era il ‘no’, solo in un secondo momento l’ordine è stato invertito.
In tanti dentro il Movimento continuano a essere perplessi sulla svolta a sinistra. C’è ad esempio Gianluigi Paragone che dal primo momento si schierato contro tanto da non escludere l’abbandono del Parlamento. Voteranno ‘Sì’ i deputati e i senatori vicini a Roberto Fico, i grillini della prima ora risorti dopo il videomessaggio del fondatore di sabato notte che ha invitato a dire sì, la maggioranza dei deputati, specie quelli al secondo mandato.
Fino ad ora le votazioni su Rousseau non hanno riservato sorprese rispetto alle indicazioni della nomenklatura, proponendo sempre domande dalla risposta quasi automatica. Stavolta però qualcosa potrebbe cambiare e sono in tanti tra gli attivisti a cavalcare l’onda del dissenso. Non stupisce che in questo clima, Di Maio arrivi a dire: “Governo sì ma non a tutti i costi”, in un’intervista in onda su Class Cnbc.
Se Paragone non ha dubbi, e giustifica il suo dissenso incasellandolo come analisi politica, Alessandro Di Battista dopo aver incontrato oggi Di Maio, non ha dichiarato la sua intenzione di voto, anche se nei giorni scorsi su Facebook ha vergato parole di fuoco contro l’ipotesi giallorossa. Ora però il suo nome è tornato a circolare come possibile ministro e in questo contesto tutto può ancora succedere.
(da “Huffingtonpost”)
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