CONTE NON SI FA SPAVENTARE DA SALVINI: “MI MINACCIA CON LA CRISI? IO UN LAVORO CE L’HO”
SALVINI AVEVA DAVVERO CHIESTO UDIENZA AL QUIRINALE POI LA RETROMARCIA
Eppure Matteo Salvini al Colle era atteso. Le smentite del leghista possono arrivare fino a un certo punto, poi devono fare i conti con le verità degli altri interlocutori.
A Palazzo Chigi si sono informati e confermano di aver saputo di un colloquio chiesto dal vicepremier al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Anche Luigi Di Maio sapeva di questo appuntamento. Ma soprattutto il Colle non lo ha mai smentito. Alla fine però Salvini non è salito al Quirinale e due sere fa, dal comizio a Barzago, ha addirittura negato di volerlo fare. Dichiarazioni che non hanno riscontro nelle versioni di altre, molteplici fonti, comprese quelle leghiste.
E allora cosa è successo? Di certo, è successo che l’incontro doveva rimanere segreto e invece se n’è avuta notizia, non smentita per ore, nel pomeriggio dell’altro ieri.
Nelle stesse ore il sottosegretario Giancarlo Giorgetti è andato a consegnare a Mattarella le ragioni della sua rinuncia alla candidatura a commissario Ue. Giorgetti ha avuto modo di parlare con il Capo dello Stato ed è più che ragionevole pensare che, mentre fuori infuriava la tempesta e Salvini sembrava puntare dritto verso il terremoto di governo, i due abbiano affrontato la questione delle convulsioni nella maggioranza e che il numero due della Lega abbia ricevuto quantomeno raccomandazioni e indicazioni sui possibili percorsi di una crisi.
L’incontro da tenere lontano dai riflettori bruciato dalla notizia ha fatto ovviamente emergere timori e rabbia sia a Chigi sia nel M5S. E intorno a questi sentimenti si sono cuciti mille sospetti su quale fossero le vere intenzioni di Salvini.
Quello che gli avrebbe riportato Giorgetti su Mattarella e la manifestazione concreta dello sgarbo istituzionale, per non aver informato il premier Giuseppe Conte e Di Maio, avrebbero convinto Salvini ad annullare il colloquio.
Nessuno conferma ufficialmente ma nessuno smentisce che il leghista dovesse parlare di rimpasto.
La nota di ieri contro « Toninelli (con centinaia di cantieri fermi) che blocca la Gronda di Genova, che toglierebbe migliaia di auto e di tir dalle strade genovesi» e contro «Trenta che propone di mettere in mare altre navi della Marina, rischiando di attrarre nuove partenze e affari per gli scafisti», hanno dato l’inizio alle danze sugli scenari di un cambio nel governo. Non solo.
In mattinata l’ex sindacalista e oggi sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha pensato di prendere il posto del suo ministro, Di Maio, dicendosi pronto a convocare i tavoli con le parti sociali per una riforma sulla previdenza.
Questo prima di scaricare anche il contratto di governo: «Non basta più, serve una visione di intenti più forte».
Rimpasto e tagliando sul programma: è evidente che nella sua battaglia contro i No dei 5 Stelle Salvini voglia un governo a trazione Lega, dove sia lui a dare le direttive su uomini e agenda.
Un’aspirazione che costringe Conte a fare la sua mossa, anche perchè, come sostiene con i suoi collaboratori, un mese fa, dopo la famosa conferenza stampa in cui bacchettò i suoi vice, Salvini gli aveva assicurato di non pensare a un cambio di ministri.
«E poi correttezza istituzionale vuole che me lo chieda prima, guardandomi negli occhi». Il premier lascia la sua scrivania e scende dal suo ufficio per dire che «nessuno mi ha parlato di rimpasto» e che è soddisfatto dell’operato di tutti i suoi ministri. A sua volta, il leader della Lega fa replicare i suoi due capigruppo: «Le parole di Conte lasciano esterrefatti».
Ma per il premier, che sente di essere finito nel mirino di una crisi minacciata a parole più che altro, sono dichiarazioni che non meritano una contro-replica: «Io non mi spavento – confida allo staff – Ho un lavoro che mi aspetta e ci voglio tornare a testa alta».
(da “La Stampa”)
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