COSA NON TORNA DEL CASO POZZOLO: IL DEPUTATO A SETTEMBRE CHIEDE IL PORTO D’ARMI, LA PREFETTURA DI BIELLA CHIESE UN PARERE AI CARABINIERI CHE RISPOSERO DI “NON ESSERE IN POSSESSO DI ELEMENTI UTILI ALLA VALUTAZIONE POSITIVA”
ALLA FINE LA PREFETTURA CONCESSE IL PORTO D’ARMI: SULLA BASE DI QUALI ELEMENTI? DOV’ERA DELMASTRO AL MOMENTO DELLO SPARO: ERA DAVVERO FUORI DAL LOCALE?… QUAL E’ IL RUOLO DEL SUO CAPOSCORTA, PABLITO MORELLO?
I dubbi invece di dissiparsi aumentano. A due settimane dal Capodanno in cui un proiettile è stato esploso dalla pistola del deputato di FdI Emanuele Pozzolo — ferendo il 31enne Luca Campana — non c’è ancora una narrazione univoca
E in questo accavallarsi di punti interrogativi — chi ha sparato? chi mente? —, sullo sfondo della storia si affaccia un retroscena sul porto d’armi per difesa personale ottenuto da Pozzolo a metà dicembre. La richiesta dell’onorevole è di settembre Pozzolo possedeva già un porto d’armi ad uso sportivo, che giustificava anche la presenza nella sua abitazione di Vercelli di altre sei armi, tra cui alcune carabine, che ora verranno ritirate.
Ma dopo aver partecipato a un convegno sulle condizioni di vita dei cristiani in Iran (che segue per la commissione Esteri della Camera), si sentiva in pericolo per una possibile ritorsione da parte dei pasdaran. Da qui la domanda presentata alla Prefettura di Biella che, come di rito, chiede un parere ai carabinieri. I quali rispondono di «non essere in possesso di elementi utili alla valutazione».
Sta di fatto che a metà dicembre Pozzolo ottiene il nuovo permesso, giusto in tempo per comprare dal proprio armiere di fiducia il piccolo revolver che porterà con sé a Capodanno. Tutto regolare o l’iter del politico ha seguito una corsia preferenziale? Se lo domanda l’opposizione, con i dem che annunciano un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Ma non è questa l’unica domanda in sospeso. E le risposte le si attende dalla Procura di Biella, che ha disposto una perizia balistica per disegnare la traiettoria e spedito ai Ris di Parma i campioni dello stub (l’esame che rileva tracce di polvere da sparo su pelle e oggetti) eseguito sui protagonisti della vicenda. Pozzolo insiste: «Non sono stato io a sparare». E si sfoga sulle pagine de Il Foglio: «Sembra che si voglia tutelare più una terza persona, e buttare giù me dalla torre». Non solo, rilancia sul ruolo di Delmastro che fin dal primo giorno ha sempre sostenuto che al momento dello sparo era fuori, a caricare alcuni pacchi a bordo dell’auto e di aver saputo quello che era accaduto solo una volta rientrato nel salone.
CHI C’ERA E CHI NO
Deluso e ferito — «mi sento abbandonato» — dall’amico fraterno e collega di partito, Pozzolo chiarisce: «Andrea non c’era, bisogna essere onesti. Che poi lui abbia esagerato dicendo che era a Canicattì è un’altra questione». Continua: «Dentro Fratelli d’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri». Chi va protetto e perché?
Oltre a Pozzolo e al ferito Campana, tra i protagonisti c’è anche Pablito Morello: suocero di Campana e caposcorta di Delmastro a cui è legato anche politicamente. Ha un ruolo chiave, alcuni invitati lo collocano al centro della scena. E sarebbe tra coloro che avrebbero puntato il dito contro Pozzolo, insieme con genero e figlia. Il deputato — indagato per lesioni colpose, accensione ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi — non è ancora stato sentito dai magistrati. L’appuntamento è rinviato alla vigilia della chiusura delle indagini.
(da il Corriere della Sera)
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