COSI’ LA PRESCRIZIONE BREVE SALVERA’ BERLUSCONI DAL PROCESSO MILLS
AI PRIMI DI GIUGNO LO STOP DEFINITIVO, PER I PROCESSI MEDIASET E MEDIATRADE TEMPO FINO AL 2011…ININFLUENTE SUL PROCESSO RUBY DOVE PERO’ SI PENSA AL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE… LA SCOPO E’ QUELLO DI NON ARRIVARE A UNA CONDANNA IN PRIMO GRADO SUL CASO MILLS
Il prossimo 9 maggio, quando il presidente Francesca Vitale riaprirà il processo Mills, ci sarà solo lo spazio per riflettere su un dato.
Il tempo per ascoltare gli ultimi testimoni (19), è praticamente scaduto.
Per salvarsi dalla prescrizione mancherebbero infatti solo pochi giorni.
Troppo poco, tenuto conto degli impegni del premier, disponibile a presentarsi in tribunale, a Milano, solo un giorno alla settimana per tutti e quattro i processi in cui è attualmente imputato.
È questo il risultato, concreto, della legge sul processo breve attesa oggi dal voto della Camera.
I già risicati tempi per tentare di arrivare fino in Cassazione fissavano l’asticella a fine gennaio 2012, e già così la corsa sarebbe stata dura.
Ora, con la norma che riconosce una sorta di un beneficio agli imputati incensurati (Berlusconi), il tempo si accorcerebbe di altri sei mesi.
Ai primi di giugno, dunque, verrà decretato il triplice fischio.
Al pm Fabio De Pasquale non sarà nemmeno consentito di arrivare alla requisitoria.
Il capitolo Mills, la corruzione da 600 mila dollari che il Cavaliere avrebbe garantito all’avvocato inglese per garantirsi l’impunità nei processi All Iberian e Gdf, è certamente quello in cui l’accusa ha i riscontri più solidi.
Forte di una sentenza della Cassazione a Sezioni unite, in cui, nel febbraio 2010, Mills è stato riconosciuto colpevole di corruzione giudiziaria, condannato a risarcire 250 mila euro allo Stato, anche se prescritto.
La sua posizione era stata stralciata dal corruttore di questa storia, ovvero Silvio Berlusconi, grazie all’introduzione del Lodo Alfano.
Una volta che la Consulta aveva bocciato il “Lodo”, il processo a carico del Cavaliere era ripartito, di fronte al collegio presieduto dalla Vitale.
Tra il dibattimento e la sentenza, però, il Parlamento aveva approvato il “legittimo impedimento”.
Dopo nove mesi di stop forzato, sempre la Corte Costituzionale, due mesi fa, aveva in parte riformato la legge, imponendo al politico-imputato (Berlusconi) e ai giudici, di trovare un ragionevole compromesso per garantire il regolare svolgimento dei processi.
Da allora, dal 13 gennaio scorso, in aula per l’affaire Mills si è tornati solo per due udienze.
Se la nuova norma sulla cosiddetta “prescrizione breve” dovesse passare il vaglio della Camera, dunque, al processo mancherebbe quell’ossigeno indispensabile per sopravvivere.
La riforma, invece, solo marginalmente segnerebbe il destino degli altri dibattimenti a carico del premier.
Per Mediatrade (appropriazione indebita e frode fiscale) e Mediaset (frode fiscale), il discorso è simile.
Lo “sconto” per gli imputati incensurati (sempre Silvio Berlusconi), limerebbe di sei mesi i tempi di prescrizione.
I due processi andrebbero dunque avanti, con il termine ultimo fissato per entrambi intorno a metà 2013.
Sul Rubygate, invece, la riforma non avrebbe alcun effetto.
La concussione contestata al premier (per le pressioni sulla questura milanese per il rilascio della minorenne Ruby Karima), viene punita con una pena fino a 12 anni.
La prescrizione, in questo caso, resterebbe inalterata al 2025. Conflitto di attribuzione permettendo.
Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
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