DAL PATTO DELLA CROSTATA A QUELLO DELLA PROSTATA
BOSSI E BERLUSCONI RAPPRESENTANO SOLO DUE VECCHI MARPIONI CHE NON VOGLIONO STACCARSI DALLE POLTRONE
Lontani i tempi dell’ormai famoso patto della crostata: si era poco dopo la vittoria dell’Ulivo nel ’96 e il segretario del Pds, Massimo D’Alema, ebbe l’idea di iniziare a dialogare con l’opposizione.
Gianni Letta si incaricò di organizzare una cena a casa sua, ospiti Berlusconi e il leader Massimo.
Tra l’antipasto e il secondo i due trovarono un accordo, che venne siglato davanti al dolce: un’eccellente crostata.
E D’Alema divenne presidente della commissione Bicamerale.
Oggi nella residenza di Arcore, più che un patto stretto con una crostata, vista la consistenza e l’età dei partecipanti, si potrebbe parlare di un patto della “prostata”.
E che, niente di più, rappresenta la proiezione plastica di due marpioni che non si staccano da incarichi e da immaginari collettivi: Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, con i rispettivi limiti, con gli staff immobili, con sensi ormai appannati da anni di battaglie e di esecutivi.
E che proprio per questo dovrebbero cedere il passo, ma non in maniera fittizia come fatto qualche giorno fa dal premier con Angelino Alfano alla guida del Pdl.
Ma realmente, e senza artifizi.
Quel patto, e oggi questo, danno il polso del paese.
Con mesi trascorsi senza il vero ricambio, dove le novità semplicemente hanno abitato altrove.
Dove, tra scuse per mascherare grandi sconfitte e giustificazioni infantili per depistare insinuazioni su abitudini personali, si è solo perso il senso della misura.
Già pronto il nuovo slogan, che suggellerà proprio il nuovo patto tra Silvio e Umberto: più pappagalli per tutti.
E arrivederci alla freschezza del nuovo.
(da “il Futurista“)
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