DI MAIO AL LAVORO PER FAVORIRE L’USCITA DAI 5 STELLE DELL’ALA GOVERNISTA
SI TRATTA DI 35-40 PARLAMENTARI GUIDATI DAL CAPOGRUPPO DAVIDE CRIPPA
La strada è stretta ma il tentativo è concreto. E lo si capisce per prima cosa stando ben attenti all’utilizzo delle parole in questi ultimi giorni. Cioè da quando, subito dopo le dimissioni di Mario Draghi, nelle sue varie dichiarazioni pubbliche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e agli altri ex hanno smesso di parlare del M5S per definirlo sempre e solo il “partito di Conte”.
Raccontava ieri pomeriggio un transfuga dimaiano: «Affinché l’operazione funzioni bisogna arrivare a mercoledì in aula con la scissione già bella e fatta». Secondo, «ci serve il cinghialone, l’uomo simbolo, di peso». Cioè Davide Crippa : l’abbandono del M5S da parte del capogruppo a Montecitorio – molto stimato da Beppe Grillo – assieme a tutto il direttivo della Camera avrebbe una rilevanza simbolica enorme. Se poi si unissero altri componenti del governo, compresi dei ministri (Federico D’Incà, Fabiana Dadone?), meglio ancora. A quel punto davvero i 5 Stelle in quanto tali avrebbero sì il simbolo, ma nei fatti rimarrebbero il soggetto politico di un singolo e dei suoi fedelissimi. Appunto, il “partito di Conte”.
Le sentinelle di Di Maio rimaste nel partito ormai da giorni si sono attivate, trasferiscono informazioni agli ex compagni, sondano umori dei colleghi. Il deputato Luigi Gallo, sprezzante, in assemblea l’ha definiti «i piccioni viaggiatori». Con lo spettro del tutti a casa i contatti sono diventati febbrili e c’è un vero e proprio coordinamento in corso.
Come detto l’idea non sarebbe neanche quella di un semplice transito degli scontenti in Insieme per il futuro, ma la creazione di un altro gruppo ancora, anche nominalmente più vicino all’idea, o al ricordo, del Movimento.
(da La Repubblica)
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