DIETRO IL DECRETO MISSIONI UNA “MANCIA ” DA 60 MILIONI
NON SOLO I SOLDI PER L’AFGHANISTAN E IL LIBANO: PIOGGIA DI FONDI PER ASSUNZIONI, FONDAZIONI E PER UNO STAFF DELL’ONU
Il processo legislativo italiano è caotico, si sa.
Uno parte con l’intenzione di fare un decreto semplice semplice e poi — tra Consiglio dei ministri e passaggi parlamentari — ti ci ritrovi dentro di tutto. Prendiamo il caso del decreto che rifinanzia le missioni militari all’estero, un budget di 694 milioni per sei mesi divenuto legge ieri alla Camera con maggioranza bulgara: dentro dovrebbero starci solo i soldi per i contingenti in
Afghanistan, Libano, eccetera, ma poi si scopre che non è così.
Intanto, assieme agli stanziamenti militari, ci sono pure quelli per la cooperazione (pochi, peraltro, e pure col trucco, visto che le Ong quei soldi rischiano di non vederli mai perchè esistono solo sulla carta).
Se la stranezza fosse solo questa, però, ci si potrebbe pure stare: solo che nel dl missioni i provvedimenti “fuori sacco” abbondano, tanto che può essere a buon diritto considerato una sorta di “omnibus”.
Ci sono per dire, 250 mila euro di contributo volontario per lo Staff College dell’Onu che ha sede a Torino dal 2001 e serve a formare e aggiornare il personale delle Nazioni Unite oppure 300 mila euro per la creazione della Fondazione Iniziativa Adriatico-Ionica fortemente voluta dalla Regione Marche e dal ministro degli Esteri Frattini.
Poi, tra i provvedimenti di spesa, ci sono alcune cosette su cui s’è invece assai impegnato il ministro della Difesa Ignazio La Russa: intanto uno stanziamento di 10 milioni di euro a sostegno delle zone della Sicilia danneggiate dai raid verso la Libia e poi un programma di assunzioni nel 2011 per Esercito, Marina e Aeronautica da ben 53 milioni (e già che c’era, il nostro ci ha messo pure una normetta sui concorsi interni alla Gdf).
Non di sole spesucce, però, vive il decreto in Parlamento.
Ci sono anche due piccoli emendamenti inseriti nel testo a Palazzo Madama che risultano un po’ bizzarri.
Intanto si prevede una velocizzazione delle procedure per la dismissione delle proprietà immobiliari della Difesa (ex caserme, terreni, palazzi e quant’altro) attraverso due modifiche al codice militare: la prima è che sarà l’acquirente a pagare il costo della Commissione che stabilisce alienabilità e prezzo dell’immobile, la seconda è che i pareri di “congruità ” sulle offerte d’acquisto già formalizzate dovranno arrivare entro e non oltre il 31 ottobre.
Insomma, vendere e pure di corsa.
Poi c’è la questione dei pirati: per contrastare i novelli Francis Drake da adesso gli armatori potranno “affittare” soldati italiani o addirittura guardie giurate private, preferibilmente ex militari, anche se non ne è ancora chiaro lo status giuridico (cosa possono fare in acque internazionali?) nè con che tipo di armamento respingeranno gli arrembaggi.
Non poteva mancare, infine, una piccola tassa: siccome in un memorandum del 2010 avevamo deciso di regalare due navi della Guardia costiera a Panama, per dare qualche soldo alle Capitanerie di porto s’è deciso di aumentare i bolli per tutte le pratiche che riguardano navi e navigatori.
Praticamente, le mani nelle tasche dei velisti.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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