“DOBBIAMO STOPPARE SUBITO SALVINI, PRIMA CHE INIZI A FARE CASINO DAVVERO”: LA MELONI E’ PREOCCUPATA DELLA FRONDA DEL LEADER LEGHISTA E DELLE FIBRILLAZIONI DELLA MAGGIORANZA, CON TAJANI CHE RILANCIA SULLO IUS SCHOLAE E ANNUNCIA CHE LA RIFORMA DEL PREMIERATO NON SI FARA’
SALVINI IN PRESSING SULLA PACE FISCALE E LA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE, MA GLI ALLEATI RIBADISCONO AL MINISTRO GIORGETTI: “LA PRIORITÀ È IL TAGLIO DELL’IRPEF”
Un percorso parlamentare rapido, per arrivare a un’intesa con gli alleati che permetta di approvare la nuova rottamazione delle cartelle entro la primavera.
Lo ribadirà il segretario della Lega Matteo Salvini al Consiglio federale della Lega, convocato oggi alle 13 negli uffici del gruppo a Montecitorio. Al primo punto del lungo ordine del giorno (autonomia, elezioni regionali e amministrative, autonomia, sicurezza, tesseramento) spicca il fisco come «emergenza nazionale». Tra i partecipanti ci sarà il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la cui posizione è stata anticipata dallo stesso Salvini nei giorni scorsi: «Con lui c’è piena sintonia».
Gli esperti economici del Carroccio, da Claudio Durigon ad Armando Siri, da Federico Freni ad Alberto Bagnai, non hanno dubbi sul fatto che il centrodestra si dimostrerà compatto sulla pace fiscale, sono sicuri che si arriverà a un accordo. Il mantra ripetuto dai parlamentari vicini al segretario è questo:
«È nel programma con cui ci siamo presentati alle elezioni, troveremo una sintesi». La Lega intende formalizzare una proposta che parte da questo assunto: ci sono 380 miliardi di euro regolarmente dichiarati da cittadini e imprese tra il 2017 e il 2023 e non incassati dallo Stato.
Occorrerà cercare anche le coperture. Quelle spettano a Giorgetti, che per ora tace, ma è già al lavoro con la Ragioneria per trovare la quadra. Salvini ha bisogno del ministro dell’Economia che stavolta non può dirgli di no come sulle pensioni, deve accontentare il segretario ormai in versione trumpizzata.
La linea del vicepremier leghista è chiara: «La rottamazione quinquies viaggerà speditamente in Parlamento con il contributo di tutti». Altrimenti sarà battaglia in commissione ogni volta che ci sarà materia fiscale, con i leghisti pronti a minacciare la conta come è già successo a dicembre in Senato con l’emendamento sul canone Rai che provocò lo stallo totale del decreto fiscale.
Fratelli d’Italia e Forza Italia stanno alla finestra, convitati di pietra del Consiglio federale del Carroccio. Tutti aspettano un segnale da Giorgetti. «Siamo favorevoli da sempre alla pace fiscale, il ministro dell’Economia dica dove troverà le coperture», ribadisce Marco Osnato di Fdi.
Sia gli esponenti meloniani sia gli azzurri temono che la dote per finanziare la nuova rottamazione si mangi le risorse che servono per tagliare le tasse al ceto medio, la priorità sbandierata nella legge di bilancio dello scorso anno e poi svanita a causa del flop del concordato che non ha garantito il gettito sperato. Il leader di Forza Italia
Antonio Tajani mette in chiaro le cose: «La prima battaglia da portare a compimento è quella dell’abbassamento dell’Irpef dal 35 al 33% per i redditi fino a 60 mila euro l’anno. Questo è un modo per dare un segnale forte al ceto medio produttivo del nostro Paese. Poi c’è anche la rottamazione, ma l’Irpef è la priorità». L’intesa nel centrodestra passa dal “metodo” Giorgetti, il ministro che sa farsi concavo e convesso per necessità.
(da La Stampa)
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