“E’ A SCAMPIA LA SCUOLA MIGLIORE PER TROVARE LAVORO”: IL FUTURO OLTRE LE VELE
AL “GALILEO FERRARIS” I DIPLOMATI RAPPRESENTANO L’ECCELLENZA SCOLASTICA NEL SETTORE ELETTROTECNICI E INFORMATICI, SMENTENDO TUTTI I PREGIUDIZI: “LO STATO SIAMO NOI”
Chi si stupisce è già fuori strada.
Capita, a chi di Scampia ricorda i troppi morti di faida, tralasciando i vivi, di talento o semplicemente diligenti.
«Funziona così da un po’ di anni. Aziende e multinazionali sono attentissime ai nostri ragazzi, ci seguono, li formano con noi, vengono qui a fare colloqui, non dicono quasi mai di no a una proposta, a un’idea, a un progetto innovativo. Spesso li assumono a pochi mesi dal diploma », sorride Alfredo Fiore
È il preside dell’Istituto tecnico “Galileo Ferraris”, cravatta e baffi curatissimi, la stanza illuminata dal sole e aperta su corridoi multi-livelli e cortili invasi da ragazzi e motorini.
«Lo sa che nell’ultimo anno sei studenti sono passati dalla Maturità al contratto regolare in 60 giorni? E in particolare, quattro della terza “D” ora lavorano tutti insieme in Magnaghi? Tutto sulle loro gambe, e col nostro entusiasmo».
Quei ragazzi si chiamano Francesco Gravante, Massimo Tafuto, Salvatore Petrazzuolo, Vincenzo Signore, Pasquale Galdiero, Agostino Di Febbraro, per esempio. E quante scuole sognano un “appello” così?
Capita, che un lieto fine si annidi oltre il buio di Napoli nord.
Francesco Gravante, 19 anni, per esempio, alle cinque del pomeriggio esce dal lavoro di montatore in Magnaghi e risponde al telefono: «Certo che devo tanto alla scuola. L’azienda mi chiamò a luglio, ero in Puglia, al mare, dopo l’esame di Stato. Mi dissero: c’è un colloquio. Mio padre non credeva alle sue orecchie, neanche io. Stavo per dire di no. Mio padre mi scosse. Lasciammo ombrellone e tutto. E tornammo alla nostra periferia di Napoli».
Così, negli anni, mentre le telecamere inquadravano i blitz sulle piazze di droga o i regolamenti di conti, lì dentro – come nei centri sociali o nelle associazioni femminili o nelle parrocchie di padre Fabrizio o don Vittorio – costruivano. Silenziosi. Normali. Insieme. Grandi e ragazzi.
Anziani e ironici ingegneri con ribelli e tatuati adolescenti.
Fino a che non se ne sono accorti anche gli altri: Magnaghi e Tecnam del settore aeronautica, Telecom, Enel.
E anche da prima, negli anni: anche Piaggio, Fiat Agricola, Microsoft.
«Siamo fortunati? Magari sì», allarga le braccia il dirigente, che si fa fotografare con decine di altri colleghi e pattuglie di ragazzi, tra pc di ultima generazione, motori trifase e pannelli elettrici.
Eppure basta varcare i cancelli d’ingresso su via Labriola, sentire i prof che sono un’orchestra perfettamente accordata tra bagaglio tecnico e capitale umano, scorrere punteggi e offerte di lavoro per questo Itis ospitato anche alla Normale di Pisa, basta rivedere ambienti che sono da sempre concentrati sulla conoscenza ma spalancati sul territorio a farsi teatro, cinema, passatempo, ambulatorio, per capire che sono loro la periferia che si evolve.
Semplicemente producendo circuiti, elettronica, droni o mini-robot. Che porta contenuti e viaggia oltre le Vele: fregandosene della retorica che soccombe a Scampia.
Un popolo di 1.560 studenti, compreso il corso serale; 220 docenti, quasi tutti esterni al quartiere; 77 classi, e 45 insegnanti di sostegno riusciti perfino nell’impresa di raggiungere «esiti insperati » nella crescita formativa di ragazzi down e autistici.
E a mezzogiorno, terza classe, sezione “F”, aula delle articolazioni elettrotecniche, i ragazzi scattano in piedi, educati ma non rigidi o distanti.
Nei loro occhi leggi queste domande: davvero siete qui solo per un racconto sulla scuola?
Davvero vi interessano solo questi qui dentro, che studiano, e non quelli là fuori che spacciano, o si perdono, o ciondolano dentro alloggi sgarrupati e famiglie senza riferimenti?
Invece, a cominciare dal preside Fiore, e dai più esperti prof Oreste Iela e Natale Burzzaniti, Antonio Serpe o Gennaro Borgia, ti chiedono divertiti: «Davvero in un libro ci indicano come l’istituto tecnico che vanta le migliori offerte di lavoro d’Italia?” ». Sì. Il libro è La ricreazione è finita, sottotitolo Scegliere la scuola, trovare il lavoro di Roger Abravanel e Luca D’Agnese.
In quelle pagine Ivan Iacobucci, della sede Adecco di Napoli, spiega tra l’altro: «Negli ultimi quattro anni ho selezionato 25 diplomati del Galileo Ferraris per i nostri clienti, aziende nazionali e multinazionali, e ho ricevuto feedback entusiastici su di loro. Questi giovani si distinguono non solo per la loro preparazione tecnica, che comunque è buona, ma anche per il loro carattere: affidabile, serio, umile, responsabile. Al punto che, se posso, scelgo sempre un diplomato di quell’istituto».
E tra i meriti della «sorpresa Scampia», gli autori dello studio annotano «il valore morale dei docenti, la vera spina dorsale dell’istituto».
Lì, in terza “F”, tra imbarazzi e sfottò, confermano: «Loro stanno con noi sempre, ti spingono o ti « cazzeano » (sgridano) solo per farci capire come funziona il lavoro, come andare avanti».
Michele, Gennaro, Lorenzo, Pasquale, i due Emanuele e tutti gli altri ti snocciolano i loro sogni, mentre i prof fingono distrazione.
Appena quattro su 15 vogliono e possono andare all’università e «fare l’ingegnere », gli altri si vedono soprattutto «un buon tecnico», un «bravo elettricista», in pochi «uno scrittore», un «calciatore forte».
«La retorica dello Stato che non c’è, qui resta fuori, dove pure le assenza sono sotto gli occhi di tutti. Ma se gli mostri, e dimostri ogni giorno, che lo Stato siamo noi e dobbiamo mettere impegno, a rispondere di ogni azione, poi ti seguono con naturalezza, sentendosi tutti dalla stessa parte», ragiona il preside.
Più coltivi il terreno, più si vede da lontano il tuo giardino.
Un orizzonte che si avvicina molto alla profezia di Gesualdo Bufalino “la mafia sarà vinta da un esercito di maestri”.
Se ti stupisci che sia a Scampia, sei già fuori strada.
Conchita Sannino
(da “La Repubblica”)
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