E SILVIO DISSE AI SUOI: “RICORDATEVI LE ARANCE”
NON SI SPOSTA DA NAPOLI LA “COMPRAVENDITA DEI SENATORI”, SI APRE UN ALTRO FRONTE A MILANO…E DA BARI NOVITà€ SU TARANTINI
E dire che era così contento che Angelino Alfano avesse scampato la sfiducia.
Gli era persino corso incontro, con un sorriso festoso, per congratularsi e salutare insieme “un’altra vittoria del Pdl”.
“Dobbiamo festeggiare — aveva detto Berlusconi al suo segretario vicepremier — perchè abbiamo appena dimostrato che se cade questo governo non sarà certo per colpa nostra, ma per colpa del Pd”.
Poi, un Cavaliere insolitamente taciturno si è diretto, con Schifani e Ghedini, verso la buvette di Palazzo Madama, confidando tutte le sue preoccupazioni sulla prossima sentenza Mediaset.
E proprio in quel momento, ecco arrivare da Napoli la prima di una serie di notizie che hanno reso la sua giornata da politicamente positiva a nera, nerissima, a livello personale. Cioè giudiziario.
Era da poco passato mezzogiorno quando un Ghedini più pallido del solito gli ha sussurrato in un orecchio che gli atti dell’inchiesta sul caso De Gregorio — parliamo dell’indagine sulla “compravendita” dei senatori — resteranno a Napoli e non verranno trasferiti a Roma, come richiesto proprio da lui e Longo.
Il sorriso del Cavaliere — che in questo caso è accusato di corruzione — si è subito spento.
E l’umore è tornato pessimo, con i tuoni e i lampi di un improvviso nubifragio a far da scenografia a un Berlusconi cupo, tornato a vedere il fantasma di un complotto dei magistraticontro di lui.
“Mi raccomando — ha tentato di esorcizzare — ricordatevi che mi piacciono le arance…”.
Neanche il tempo di finire la frase che da Milano è arrivato il secondo, tragico siluro di giornata: i suoi amici Emilio Fede, Lele Mora e “l’adorata” Nicole Minetti sono stati condannati, nel processo Ruby 2, a pene esemplari, sette anni per i primi due e cinque per la terza.
Raccontano che Berlusconi, in macchina verso Palazzo Grazioli con accanto l’immancabile Maria Rosaria Rossi, abbia chiesto di chiamare subito Fede (“Lo sapevo che sarebbe finita così — gli ha detto — condannano me e quindi hanno condannato anche te…”), ma poi proprio la Rossi l’ha avvertito che il peggio, in realtà , era altro.
Che cioè il giudice del Ruby bis non molla e, anzi, ha rilanciato.
Decidendo di trasmettere gli atti del processo al pm per valutare eventuali nuove ipotesi di reato a suo carico in relazione alle indagini difensive.
Nel mirino, stavolta, ci sono anche Ghedini e Longo. Brutta faccenda.
Come molto brutta, alla fine, gli è sembrata anche la questione di Napoli. Per l’incompetenza territoriale invocata su quel pasticcio della presunta compravendita di senatori, per essere giudicato a Roma, invece, non è servito puntare sulla condotta di De Gregorio, passato dall’Idv al centrodestra, e sull’articolo 68 della Costituzione, sulla libertà di voto e di mandato dei parlamentari.
Niente, i giudici hanno respinto tutto, tutto inammissibile.
Anche lì, insomma, il capitolo resta aperto.
GIORNATA NERA, nerissima per Berlusconi. Nuova tempesta in arrivo. Stavolta da Bari.
I giudici che lo indagano sulle famose feste con signore allegre alla corte di Tarantini hanno chiuso le indagini. E hanno stabilito che sì, il Cavaliere indusse “Gianpi” a mentire, mutando per di più lo scenario originario: Berlusconi agì da solo, molto prima che in scena entrasse Valter Lavitola, che infatti viene accusato di aver concorso al reato, ma solo dal 2010 in poi, “mantenendo ferma la volontà di Tarantini” a mentire, facendogli “pervenire periodiche rimesse di denaro” e mantenendo quel “deposito da 500 mila euro” da tenere a disposizione di Gianpi.
Per il resto, cioè fino al 2009, Berlusconi fece tutto da solo: spinse Gianpi a mentire “con offerte e promesse di denaro”, “assicurandogli a proprie spese la difesa”, “procurandogli un nuovo posto di lavoro” e un “prestito da 500 mila euro”.
Il reato ipotizzato è di “intralcio alla giustizia”, assai più grave di quello inizialmente contestato di induzione a mentire.
Ecco: da Milano a Bari la personale linea difensiva di Berlusconi viene messa sotto accusa.
E tutto — da Bari a Milano passando per Napoli — viene giù in poche ore. Donne, affari e linea da tenere dinanzi ai pm.
Gianpi, secondo l’accusa, “negava che Berlusconi avesse corrisposto a donne — appositamente reclutate da Tarantini per partecipare a cene e incontri — compensi in cambio di prestazioni sessuali”.
Ma soprattutto: taceva “il reale contenuto dell’incontro svoltosi tra Berlusconi e Tarantini dopo la mezzanotte del 13 novembre 2008”.
Le intercettazioni dimostrano che quella sera Berlusconi contattò Tarantini al telefono per dirgli: “Sono in macchina con il sottosegretario Bertolaso… ecco te lo passerei così vi mettete d’accordo direttamente”.
Le informative della Guardia di finanza raccontano che i due, poi, si accordano per un incontro, fissato alle 15 del giorno dopo, e anche sui risvolti di questa vicenda, spinto da Berlusconi, Tarantini avrebbe mentito.
Infatti il procuratore aggiunto, Pasquale Drago, precisa che Gianpi ha “taciuto la reale portata dell’interessamento di Berlusconi”, in suo favore, “con riferimento ai progetti di affari da concretizzare, mediante procedure illegittime, con i responsabili di Protezione civile e società di Finmeccanica”.
Gli affari non andarono in porto.
Ma il naufragio andato in scena ieri, Berlusconi, ancora non poteva immaginarlo.
Antonio Massari e Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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