E’ UN FLOP IL CORTEO DEI RAZZISTI A WASHINGTON: SI PRESENTANO IN 25
MIGLIAIA DI PERSONE ALLA CONTROMARCIA ANTI-RAZZISTA
I razzisti arrivano a Washington, davanti alla Casa Bianca, ma sono in meno di una trentina a partecipare al corteo nell’anniversario dei fatti di Charlottesville per cui ne erano attesi almeno 400: scortati dalla Polizia, sono entrati in una città mobilitata per una massiccia contestazione al grido di “Nazi Go Home!”.
“Cose brutte accadono quando la gente per bene non fa nulla”, ha spiegato Max venuto a Washington dal New Jersey per partecipare alla contromanifestazione.
“Sono qui perchè loro vogliono reclutare fra gli americani medi, ma noi vogliamo dimostrare che la grandissima maggioranza la pensa diversamente”.
La pensa così la folla discesa su Washington – città notoriamente liberal – per urlare il suo dissenso, con migliaia di persone radunate in più presidi fin dal mattino ad attendere il corteo dell’alt-right guidato da Jason Kessler denominato ‘Unite the Right 2’.
Le autorità locali lo hanno autorizzato in nome del Primo Emendamento (che sancisce la libertà di espressione) a un anno da Charlottesville, promettendo che scontri e violenze non si sarebbero ripetuti.
Così è stato, con la Polizia dispiegata massiccia a tenere le due manifestazioni separate.
Il 12 agosto 2017 a Charlottesville, città della Virginia, si manifestava a sostegno della bandiera confederata. Il ‘destino’ dei simboli confederati era tema al centro di un acceso dibattito in tutto il Paese in quel periodo, con forti divisioni e polemiche che avevano coinvolto anche il presidente Donald Trump.
La difesa di quei simboli veniva abbracciata da una destra radicata e in crescita, ma ciò che in pochi si aspettavano era che a Charlottesville una manifestazione pubblica rivelasse il volto della destra estrema, che comparissero simboli razzisti e nazisti, offrendo uno spaccato di alcuni umori diffusi nel Paese che fino ad allora la gran parte dell’opinione pubblica, media mainstream compresi, avevano quantomeno trascurato. Furono così in parte una sorpresa i violenti scontri con una contemporanea manifestazione antirazzista che le forze dell’ordine non riuscirono a evitare.
E poi la morte di Heather Heyer, 32enne attivista di sinistra che quel giorno rimase uccisa quando un’auto fu deliberatamente lanciata contro la folla: per l’attacco è stato condannato un 21enne dell’Ohio giunto in città per partecipare alla manifestazione con un gruppo di suprematisti bianchi.
Si accesero le polemiche e non aiutò la lentezza con cui il presidente Trump condannò violenze e razzismi dopo che in un primo momento aveva affermato che vi erano colpe da entrambe le parti.
Un anno dopo, a Washington, si temeva una replica di quelle violenze.
Dalla Virginia, in metropolitana, in città di manifestanti dell’alt-right ne sono giunti una ventina. Tutti su un convoglio e poi scortati dalla Polizia fin sull’uscio dalla Casa Bianca.
Oltre le due ali di agenti la contestazione, ma tutta verbale. Nessun contatto fisico, nessuno scambio neanche con i molti giornalisti. In marcia, protetti, verso una zona delimitata da transenne dove sono rimasti per tutto il pomeriggio, a metri di distanza da fischi, urla, slogan.
Il piccolo corteo dell’ultra destra si è poi sciolto come era arrivato: i manifestanti, scortati dalla polizia, hanno lasciato Lafayette Square senza alcun contatto con gli oppositori.
(da agenzie)
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