ECCO LA LETTERA DI MILLE TERREMOTATI A NAPOLITANO
LA PROTESTA DI MILLE AQUILANI CHE VIVONO ANCORA NELLE TENDE….LA LORO RABBIA TRA PROMESSE NON MANTENUTE E QUOTIDIANE PRESSIONI PER ANDARSENE….I RITARDI E LA MANCANZA DI MODULI ABITATIVI TEMPORANEI …QUELLO CHE LA TV NON DICE
Sono ancora mille gli aquilani che vivono nelle tendopoli nella città terremotata e nei dintorni. Mille che attendono ancora una sistemazione provvisoria, che arriverà , assicura la Protezione Civile entro il 31 dicembre.
L’alternativa è seguire l’esempio di altri ottomila aquilani che hanno scelto di vivere “temporaneamente” negli alberghi della costa.
Ma mille aquilani, invece, vogliono rimanere nella loro città e resistono.
Per questo hanno scritto una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (firmata “gli sfollati delle tendopoli aquilane”) sottoscritta anche da tutti i comitati cittadini del capoluogo terremotato.
Un appello accorato per denunciare di essere stati “abbandonati dalla Protezione Civile”.
Ecco di seguito il testo:
“Caro Presidente Napolitano,
nella Sua recente visita nella nostra Terra sottolineò la fiducia riposta nelle istituzioni dalla nostra popolazione.
E si, di fiducia ne abbiamo avuta tanta, nelle amministrazioni centrali e locali. Abbiamo vissuto mesi nelle tende per non abbandonare la nostra Terra perchè ognuno di noi aveva ed ha i suoi buoni motivi per restare.
Abbiamo per questo sopportato mesi di vita nelle tende, invece che in moduli provvisori come si era sempre fatto per gli altri terremoti, avendo fiducia nella promessa “a settembre un tetto per tutti”.
Settembre è passato da un pezzo, siamo entrati nell’ottavo (!) mese di tenda, le promesse non sono state mantenute e la temperatura, come la fiducia, inevitabilmente scende sotto-zero.
Ci viene proposto di trasferirci in alberghi lontani dalla nostra città .
Chi non è stato evidentemente capace di gestire l’emergenza, ora vorrebbe che dopo otto mesi abbandonassimo il nostro territorio. Se non una casa, chiediamo quanto meno una soluzione per restare qui e non morire di freddo. Lo chiediamo da maggio. Ci viene risposto che i tempi non permettono soluzioni tempestive.
Dopo otto mesi! Dopo aver constatato che le Istituzioni, quando vogliono, possono procedere con la massima urgenza e rapidità : in occasione del G8 vennero di fatto costruite strade e un aeroporto in men che non si dica. Le situazioni di emergenze vanno affrontante con sforzi eccezionali.
Sono, caro Presidente, in una situazione di emergenza centinaia di persone, molte delle quali anziane, costrette a dormire in tenda a zero gradi.
E’ una situazione tollerabile in un Paese civile a otto mesi dal sisma?
Al nostro rifiuto di “farci deportare” la Protezione Civile sta rispondendo con ricatti pratici e pressioni psicologiche: minaccia di staccare la corrente elettrica, toglie i servizi di assistenza essenziali, abbassa paurosamente la qualità del cibo, praticamente immangiabile.
Le visite delle forze dell’ordine si fanno sempre più frequenti. Tentano insomma di renderci la vita ancora più impossibile, come se questa fosse vita …
Quale fiducia dobbiamo riporre in queste Istituzioni? In chi ci ha per mesi ingannato ed ora ci minaccia? Perchè dei cittadini che chiedono il minimo per la sopravvivenza debbono essere percepiti dalle Istituzioni come un problema da eliminare?.
Ma, come si dice, la speranza è l’ultima a morire.
Per questo ci rivolgiamo a Lei, la più alta Istituzione, perchè si diano risposte al nostro problema. La soluzione è semplice, a portata di mano e, soprattutto, immediata: moduli removibili, container, qualsiasi cosa ci faccia uscire dalle tende e rimanere nella nostra Terra.
E’ chiedere troppo alle Istituzioni l’installazione in pochi giorni di qualche decina di soluzioni abitative temporanee?.
E’ la nostra ultima speranza, il nostro ultimo tentativo.
Se anche questo risulterà vano, la inviteremo nelle tende dove le riconsegneremo le nostre schede elettorali.
In una democrazia che nega i bisogni fondamentali che senso ha andare a votare?
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