FARSA RENZIANA: SI VOTA UN TESTO DOVE NON C’E’ L’ART.18. IL GOVERNO IMBARAZZATO: “MA LO HA DETTO RENZI A VOCE”
CIVATI: “TESTO VAGO, NON SI PARLA DELL’ART.18, E’ A RISCHIO INCOSTITUZIONALITA'”… PER PAURA DI VOTI CONTRARI IL GOVERNO FA VOTARE UNA DELEGA SUL NULLA
Il Jobs act alla prova dell’Aula. Il voto di fiducia al Senato è previsto in serata. Si voterà il maxi-emendamento che riguarda tra le altre cose gli incentivi ai contratti a tempo indeterminato.
Ma nel testo non si cita mai l’articolo 18: il governo sottolinea imbarazzato che è l’argomento al centro del voto.
Palazzo Chigi è ambiguo: “Si vota una delega che attribuisce al Governo il dovere di superare l’attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione”.
Forza Italia ha fatto sapere che voterà contro.
“Che la delega sul lavoro riguardi l’articolo 18 è implicito, lo si è spiegato per mesi ovunque, persino nelle sedi di partito” affermano fonti di Palazzo Chigi. “Chi vota la fiducia al testo vota la fiducia al presidente del Consiglio e al Governo, che sostengono la necessità di riformare l’intero mercato del lavoro, come è esplicitato nella delega”.
Politichese puro.
Un’ambiguità a parole che evidenzia il deputato Pippo Civati. “Ma se la delega non cita l’articolo 18″, scrive il parlamentare della minoranza Pd sul suo blog, “come farà il governo a ‘decretare’ sull’art. 18? Prima di presentare emendamenti (che non emendano granchè) e di mettere la fiducia su una legge delega vaga e imprecisa, varrebbe la pena di rileggersi l’articolo 76 della Costituzione (e magari anche l’articolo 77). La furbizia di non mettere in delega alcun riferimento all’articolo 18 per ottenere la fiducia comporta una banale conseguenza. Che in base a questa delega il governo non potrà legittimamente modificare l’articolo 18. E, se lo farà , chiunque potrà ricorrere alla Corte costituzionale e avere ragione, come dimostra una vasta giurisprudenza in questo senso. Ma tanto non è importante essere, importante è sembrare”.
Ma non solo Civati. I critici della minoranza dem sono più di uno.
“Se nel maxiemendamento”, ha detto il senatore Corradino Mineo, “non ci fosse alcuna modifica di sostanza, potrei anche dimettermi dal Senato o andare al gruppo misto. Deciderò all’ultimo momento, considerando anche cosa faranno le correnti di Bersani e D’Alema”.
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