FINI VOLTA LE SPALLE AI COLONNELLI E VA TRA I RAGAZZI
LA SVOLTA: FINITO L’INTERVENTO, FINI BLOCCA IL TENTATIVO DEI COLONNELLI DI SALIRE SUL PALCO PER LA FOTO DI GRUPPO, SI DIRIGE VERSO I GIOVANI DI FUTURO E LIBERTA’ E CANTA CON LORO L’INNO NAZIONALE….IL SEGNALE E’ CHIARO, MAI PIU’ BEGHE PER LE POLTRONE: “NON VOGLIO CHI STA IN POLITICA PER UN POSTO IN PARLAMENTO”
L’hanno visto molto bene anche quelli che erano seduti nell’ultima fila. Gianfranco Fini ha appena chiuso il suo intervento, allontana i due microfoni e il maxischermo manda l’immagine di Andrea Ronchi, l’ex ministro, che è il più lesto a farsi avanti.
Come a Mirabello, come a Bastia Umbra, come sempre, ormai è un rito.
I parlamentari che salgono sul palco, si stringono al leader, qualcuno sgomita per mettersi proprio accanto, in posa per le foto mentre intonano Fratelli d’Italia.
E invece questa volta no.
Ronchi si ferma, l’inquadratura coglie un certo imbarazzo.
Fini per la prima volta non li ha aspettati.
Ha voltato le spalle ai colonnelli e se n’è andato in fondo al palco.
A cantare con i ragazzi del suo Fli.
Di più.
Finito l’Inno di Mameli saluta solo il vecchio Mirko Tremaglia e se ne va.
Nei congressi di partito ci sono riti che durano più delle sigle, dei nomi che cambiano.
Al padiglione 18 della Fiera di Rho Gianfranco Fini ha cancellato anche questo.
E non è dietrologia immaginare che questa novità abbia un certo collegamento con quel che è avvenuto, o non avvenuto, al congresso.
Ad esempio il mancato accordo, tra i parlamentari, sul nome del coordinatore. Fini non può fare a meno dei suoi deputati e senatori, ovvio. Ma in questo primo congresso di Futuro e Libertà ai colonnelli preferisce i soldati semplici, la truppa.
L’hanno eletto presidente all’unanimità , manco un astenuto.
Per i convenuti al Padiglione 18 Fini è l’unico leader.
Ma a sentire gli umori della platea in questo Fli appena nato c’è qualcosa che ancora non funziona.
Alle 10 del mattino, aspettando il mezzogiorno di Fini, in una saletta dietro il palco un gruppo di delegati si è sfogato con Luca Bellotti, deputato di Rovigo. Avevano saputo che sul coordinatore non c’era l’accordo.
E dunque: «Caro Bellotti, guardate che voi parlamentari vi siete persi qualche puntata. Noi che siamo sul territorio siamo molto più avanti di voi. Non si è mai visto un congresso che non nomina il coordinatore del partito».
Se è per questo, nemmeno la Direzione.
Così si capiscono meglio un paio di frasi che Fini lascia cadere sulle prime file del Padiglione 18, quelle del suo Stato Maggiore.
«Per non riprodurre il peggior difetto del passato dico che ho fatto meno del dovuto e farò di più: nel Coordinamento della Segreteria non ci saranno nè parlamentari nè consiglieri eletti nei comuni o nelle regioni; e nei gruppi dirigenti ci sarà anche chi non ha mai avuto in tasca la tessera di Alleanza Nazionale».
E ancora: «Non saremo un soggetto politico da nomenklatura, non voglio chi sta in politica per una candidatura al Parlamento o un posto in un Consiglio di Amministrazione. I nostri ragazzi dovranno tirarci per la giacca…».
Ed ecco che alla fine, dopo 90 minuti di comizio, Gianfranco Fini va proprio in mezzo a Gianmario, Giuseppe, Michele, Peppino, i ragazzi di Futuro e Libertà .
«E’ stato un bel segnale», dice Gianmario Mariniello, che però è un collaboratore di Italo Bocchino, il mancato coordinatore ricompensato con la vice-presidenza, e dunque sospettabile di partigianeria.
«No – precisa lui – è un bel segnale perchè Fini fa capire che questo partito, per essere davvero nuovo e diverso, deve superare le vecchie logiche e le vecchie abitudini».
Una era quella dei colonnelli che salgono sul palco con il leader.
Ma se baruffano tra loro no, stiano al loro posto.
E Fratelli d’Italia se lo cantino in platea.
Giovanni Cerruti
(da “La Stampa“)
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