FINLANDIA, PATRIA DEL RIGORE EUROPEO: “NON PAGHEREMO PER LE CICALE”
CON LA CRISI CRESCE IL SENTIMENTO NAZIONALISTA CHE PREMIA LA DESTRA POPULISTA
Oggi Jukka ha bisogno di «sisu». I finlandesi la chiamano così: forza, coraggio, razionalità , voglia di lottare quando le forze sembrano non esserci più.
E’ l’ultimo giorno nell’ufficio al centro di ricerche della Nokia di Ruoholathi, tre fermate di metro dal centro di Helsinki.
«Dalla prossima settimana mi sposto nella sede centrale. Hanno detto che non c’era alternativa».
L’enorme palazzo ecosostenibile è ormai deserto. Le porte sono serrate, le luci spente, qualche parete di vetro comincia a mostrare i segni dell’incuria.
A giugno il gruppo ha annunciato un piano di ristrutturazione che costerà il posto a diecimila persone in giro per il mondo.
Il simbolo industriale della rinascita finlandese del dopo guerra fredda e della recessione seguita al crollo degli scambi con la fu Unione Sovietica, paga il conto della concorrenza spietata di Apple e Samsung.
Nokia taglia, eppure sul viale alberato che costeggia l’isolato tutto procede con apparente tranquillità .
All’Itameren Helm c’è chi approfitta dell’ultimo sole dell’estate per godersi una birra. Il proprietario, un immigrato indiano, alza le spalle: «Mi mancano i clienti nel week-end, ma non mi lamento».
Le mamme passeggiano, i ciclisti sfrecciano sulla ordinatissima ciclabile. Internet impazzisce per buffi passeri colorati, gli «Angry Birds» di Rovio, la letteratura mondiale consacra Sofi Oksanen e i suoi romanzi.
Il Giappone d’Europa, la patria intoccata della tripla A, non si arrende alle difficoltà . E’ lo spirito «sisu» che permise ai finlandesi di tenere testa ai russi nel 1940.
Di fronte al disastro spagnolo, alla tragedia greca, alle ricette imposte a Irlanda e Portogallo quel che accade qui non è ancora nulla.
Il Pil quest’anno crescerà dell’1,5%, il deficit è sotto controllo, la disoccupazione è all’8%, i consumi interni tengono.
La Finlandia resta il Paese in Europa con la più alta spesa per la ricerca in rapporto al Pil, quasi il 4%.
E però quella stessa crescita è la metà di due anni fa, la disoccupazione giovanile sfiora il 20%, il tasso di invecchiamento della popolazione minaccia la tenuta del sistema pensionistico, il debito pubblico è 8 punti superiore a tre anni fa.
L’ultimo rapporto Ocse ha sottolineato la crisi dell’export di un Paese povero di materie prime: dal +7,8% del 2010 l’anno scorso è crollato a -0,8%, quest’anno dovrebbe risalire al 2,2%.
La Banca centrale ha dedicato gran parte del suo ultimo rapporto all’enorme scarto fra i prezzi (troppo alti) delle case e gli affitti.
Il governo ha pianificato la costruzione di due centrali nucleari, ma intanto il progetto finanziato insieme ai francesi di Areva è in stallo, sepolto da polemiche e ritardi tecnici.
L’anno scorso la politica ha dovuto fare i conti con uno scandalo che ha fatto esplodere al 20% i consensi di un partito populista, xenofobo e antieuropeista che fino ad allora era rimasto ai margini della vita pubblica, i «veri finlandesi».
Il leader si chiama Tino Soini, è cattolico, un mix fra Beppe Grillo e Umberto Bossi.
I più critici, come il ministro degli Affari europei Alexander Stubb, interpretano il boom di Soini come la reazione alla scarsa disciplina di alcuni partner europei e alla crisi dell’Eurozona.
In Finlandia oggi al governo c’è un’inedita maggioranza destra-sinistra, per metterla insieme ci sono voluti due mesi.
Per tenere in ordine i conti pubblici, anche i finlandesi stanno tagliando le spese.
A pochi mesi dalle elezioni amministrative, in Parlamento si discute una riforma che – in nome del rigore finanziario – punta a dimezzare gli attuali 330 Comuni.
Nonostante i sacrifici, i sondaggi dicono che la «strana maggioranza» guidata dal giovane Jyrki Katainen gode di ampio consenso e che i voti di Soini calano.
Merito a quanto pare della scelta di non nascondere le difficoltà e la fermezza con la quale si è posto rispetto alle crisi greca espagnola: il via libera di Helsinki al pacchetto di aiuti europeo è stato condizionato alla firma di due accordi bilaterali che vincolano Atene e Madrid a offrire al governo finlandese garanzie reali.
«Negli anni novanta abbiamo dovuto fare scelte drastiche. Come allora abbiamo bisogno di un nuovo slancio», dice spesso Katainen.
Alessandro Barbera
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