FITTO HA FATTO CAPIRE ALLA MELONI CHE NON PUÒ PIÙ RIMANDARE LE GARE PER LE CONCESSIONI DEGLI STABILIMENTI, PERCHÉ INCOMBE UNA NUOVA PROCEDURA D’INFRAZIONE DELL’UE
L’IPOTESI È OFFIRE RISARCIMENTI PER LE PROPRIETÀ USCENTI CALIBRATI SUI FATTURATI, MA LA DUCETTA VUOLE ESSERE CERTA CHE SALVINI E TAJANI NON FACCIAMO SGAMBETTI
Il governo cerca in extremis di correggere il piano sulle concessioni balneari inviato alla Commissione europea prima della pausa estiva. La bozza, anticipata da Sole 24 Ore del 10 agosto, conteneva una dettagliata griglia di criteri per bandire le nuove gare. Ma nelle more prevedeva anche un sistema di proroghe su base regionale, fino al 31 dicembre 2029 dove – all’esito del completamento della mappatura delle coste – la percentuale di superficie ancora concedibile risulterà superiore al 25 per cento.
Però, nei giorni scorsi gli uffici tecnici della Commissione avrebbero mosso una serie di rilievi a partire dalle maxi-proroghe fino al 2029. Sarebbero state bocciate anche l’ipotesi della prelazione ai concessionari uscenti e le modalità con cui il governo ha inizialmente prospettato gli indennizzi. Osservazioni più lievi riguarderebbero i criteri di gara.
Sulla base del riscontro avuto dalla Commissione, l’esecutivo continua a lavorare in queste ore a un piano di riserva per una mini-proroga tecnica, da inserire nel decreto legge salva-infrazioni.
Chiudere bene, chiudere in fretta. Alla fine anche Giorgia Meloni si è convinta: l’Italia non può più seguire i pasdaran anti-Bolkestein e, a meno di nuovi colpi di scena, è in arrivo la legge quadro che porterà all’adozione della normativa Ue.
Come anticipato sarà all’interno del Dl Salva-infrazioni che andrà in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni. Con buona probabilità non domani, anche per evitare di sovrapporre il tema alla nomina di Raffaele Fitto a candidato italiano per un posto nella seconda Commissione europea a guida Ursula von der Leyen.
È lo stesso Fitto infatti, in qualità di ministro per gli Affari Ue, che sta portando avanti in queste settimane un negoziato sottotraccia. Per di più, prima di poter mettere nero su bianco una versione definitiva dell’intesa con Bruxelles, Meloni vuole accertarsi con Antonio Tajani e Matteo Salvini che non vi siano in Parlamento colpi di coda dell’ala anti-bolkestein che è corposa in tutti i partiti.
Una situazione che avrebbe spinto il pur conciliante Fitto a sbattere più volte i pugni sul tavolo rifiutandosi di sottoporre alla Commissione delle soluzioni che sono già informalmente state indicate come irricevibili. Non per una questione di principio – non solo quanto meno – ma per una motivazione piuttosto semplice: una nuova bocciatura rischia di accelerare il lento percorso che porta ad una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.
Le linee guida per una conciliazione insomma ci sarebbero, e prevedono risarcimenti per le proprietà uscenti calibrati sui fatturati e riconoscimenti degli investimenti fatti basati su perizie asseverate. Al massimo, solo per alcuni casi specifici, lo slittamento dell’avvio delle gare per riassegnare le concessioni scadute a fine 2024.
(da Il Sole24ore)
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