FOIBE, 90 MILIONI DI RISARCIMENTO, MA GLI ESULI NON LI VOGLIONO
DEPOSITATI COME RISARCIMENTO SU UN CONTO ESTERO DA SLOVENIA E CROAZIA E DESTINATI AI FAMILIARI DELLE VITTIME… IL GOVERNO PRONTO A INCASSARLI MA GLI ESULI DICONO NO
Neanche 90 milioni di dollari (e relativi interessi) potranno guarire le ferite della tragedia delle foibe e dei profughi italiani che fuggirono da Istria e Dalmazia divenute jugoslave. A pochi giorni dalla «giornata del ricordo» e a 70 anni da quegli eventi storici la questione resta d’attualità per via dei 90 milioni che i governi di Slovenia e Croazia hanno depositato su un conto estero e che sono destinati a risarcire il danno patito dagli italiani scappati da Fiume, Pola, Zara e da tutti i territori nel ’45 assegnati a Tito.
Di quei soldi si è parlato in un incontro tenutosi a Roma: ma mentre il governo italiano è intenzionato a incassarli, le associazioni degli esuli si oppongono, sostenendo che accettare i 90 milioni vorrebbe dire chiudere una partita i cui costi sono stati ben più pesanti.
Diritto sancito dal ’75
Dal ’45 le vittime del duplice dramma consumatosi lungo il confine italo – jugoslavo non hanno avuto alcun tipo di riparazione; eppure il trattato di Osimo, firmato nel ’75 tra Roma e Belgrado sanciva questo diritto e a quello dovevano servire i 90 milioni accantonati dai due stati subentrati dopo le guerre balcaniche degli anni ’90.
Parevano dimenticati per sempre, quei dollari, destinati a perdersi come la memoria di quei fatti ormai lontani e invece proprio la tenacia delle associazioni interessate ne ha rimesso al centro l’importanza.
Giovedì si è tenuto un incontro a Roma tra le associazioni dei profughi e il sottosegretario Benedetto Della Vedova dove sono state chiarite le posizioni in campo.
Il governo si è detto deciso a rompere gli indugi e a portare a casa finalmente i 90 milioni. Il problema è a cosa destinarli e se essi rappresentino la giusta riparazione dei torti riservati dalla Storia agli italiani di Istria e Dalmazia.
Troppo poco per riparare i torti
«La mia idea è che il denaro possa essere destinato a un investimento culturale nella città di Trieste – ragiona Ettore Rosato, deputato Pd che sta seguendo la questione – proprio dedicato alla pagina delle foibe e degli esuli. Ma in definitiva sarà il governo a decidere in un secondo momento, una volta incassati i 90 milioni: nulla vieta che essi vengano destinati a indennizzare le famiglie che furono costrette a fuggire ».
Ipotesi che ha suscitato la piena contrarietà delle associazioni dei profughi: queste dicono no non solo a un uso «pubblico» dei famosi 90 milioni ma ne contestano anche la natura. «Non vogliamo che quei soldi paghino la campagna elettorale del Pd» attacca Antonio Ballarin, presidente di Federesuli.
Ma la questione è ben più complessa»: secondo le vittime e i loro familiari accettare il «saldo» offerto da Slovenia e Croazia significherebbe chiudere definitivamente i conti con la storia; l’obiettivo di istriani e dalmati è avviare cause dirette e ottenere la restituzione dei beni loro tolti o un indennizzo equivalente da valutare caso per caso.
In più rilanciano una serie di richieste al governo tra cui quella che i libri di testo scolastici dedichino maggiore spazio agli accadimenti di quei giorni.
Il sottosegretario Della Vedova dal canto suo ha rassicurato che incassare i 90 milioni non pregiudicherà la possibilità di avviare singole cause.
Certo, la strada sarebbe assai tortuosa.
E soprattutto costringerebbe a guardare nuovamente in faccia quegli eventi troppo a lungo rimossi dalla memoria nazionale.
Claudio Del Frate
(da “il Corriere della Sera”)
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