FONDI LEGA, L’AMMISSIONE DELL’INDAGATO SCILLIERI: “E’ STATO UN ERRORE DA DILETTANTI”
LA SUA DICHIARAZIONE MESSA A VERBALE NELL’INCHIESTA PER PECULATO SUI FONDI PER LA FILM COMMISSION
“E’ stato un errore da dilettanti”. Con queste parole rilasciate a verbale, Michele Scillieri, commercialista che insieme ad Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba ha organizzato la compravendita dell’immobile di Cormano da acquistare con i soldi della Lombardia Film Commission, ammette in parte le accuse mosse dalla procura di Milano nell’inchiesta che lo vede accusato di peculato e turbativa d’asta.
E’ un dettaglio che emerge dalla sentenza con cui il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di revoca dai domiciliari avanzata dal legale dei due leghisti.
Le parole di Scillieri smentiscono quella che era stata una delle ricostruzioni difensive dei due revisori dei conti della Lega Nord in Parlamento (e inizialmente anche la sua) con cui veniva giustificato il passaggio di 178 mila euro (cioè parte della compravendita della sede della Film commission di Cormano) alla Sdc di Manzoni.
Il bonifico, secondo la difesa, avrebbe riguardato una operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai fratelli Testa, una ristrutturazione di qualche anno prima su un loro supermarket.
A giustificare la cosa sarebbe stata una scrittura privata che però, come ammette lo stesso Scillieri, è stata firmata dopo il preliminare per l’operazione in Val Seriana. Un’architettura decisa a tavolino, quindi, definita “messinscena” dai giudici del Riesame. E che con le parole di Scillieri è venuta a cadere.
Per questo la guardia di finanza di Milano nei giorni scorsi aveva sequestrato le due villette sul Lago di Garda dei revisori contabili della Lega acquistate al “Green residence Sirmione” con i soldi incassati, secondo l’accusa, dalla Regione Lombardia per la nuova sede della Lombardia Film Commission.
I due professionisti, dal 10 settembre scorso ai domiciliari per l’inchiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, sono accusati di peculato (oltre che di turbativa d’asta ed evasione fiscale) proprio per aver usato gli 800 mila euro del finanziamento pubblico per scopi privati. Di quella cifra, oltre 600 mila euro sarebbero stati usati per le due villette.
Nella sentenza i giudici del riesame Maria Cristina Mannocci, Monica Amicon e Roberto Peroni Ranchet hanno inoltre sposato la linea dei pm secondo cui i due devono rimanere ai domiciliari per il rischio di inquinamento probatorio: “Se per le reazioni alle contestazioni disciplinari di un direttore di filiale compiacente, e verosimilmente prezzolato, – si legge nella sentenza – Manzoni e Di Rubba raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma, allora è facilmente immaginabile la reazione e la capacità di inquinamento probatorio estrinsecabile relativamente ai reati per cui qui si procede”.
(da agenzie)
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