FUMATA NERA AL VERTICE GOVERNO-ENTI LOCALI: LE REGIONI NON VOGLIONO IL LOCKDOWN, PREFERISCONO CONTINUARE A SEPPELLIRE I MORTI
GOVERNATORI IN ORDINE SPARSO, LO SCONCIO DI PENSARE SOLO AI VOTI MENTRE LA GENTE MUORE PER L’IGNAVIA DELLA POLITICA
Muro contro muro e niente di fatto.
Finisce con un aggiornamento nella giornata di lunedì il vertice tra i rappresentanti delle Regioni, dei Comuni e delle Province, alla presenza dei ministri della Salute, Roberto Speranza, e degli Affari Regionali, Francesco Boccia, per discutere le nuove misure che il governo dovrà adottare per cercare di arginare l’aumento dei contagi da coronavirus in Italia che in poche settimane hanno fatto registrare una preoccupante impennata.
E tra i provvedimenti allo studio, su proposta delle Regioni, c’è anche quello per limitare gli spostamenti degli over 70: è una delle ipotesi prospettate da Lombardia, Piemonte e Liguria. Con l’aggiunta del governatore lombardo Attilio Fontana che chiede che le “misure siano omogenee” in tutto il Paese e avvisa: “No ai lockdown locali, se si ferma Milano si ferma la Lombardia”.
Netto l’intervento del ministro della Salute Speranza: “Possiamo anche alzare l’asticella nazionale su alcuni punti condivisi” rispetto alle misure per l’intero paese stabilite dall’ultimo Dpcm, e poi “su alcuni territori alziamo i livelli di intervento”.
Nel giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiede “unità ”, si registra una nuova spaccatura nella gestione della pandemia con tre Regioni del Nord guidate dal centrodestra, tra le più colpite dalla seconda ondata, a capitanare lo strappo.
E idee diverse sono state espresse anche dai presidenti di Campania, Umbria, Puglia, Calabria. Tutto nelle ore in cui il ministro Speranza, in un colloquio con il Corriere, non ha esitato a definire “terrificante” la curva epidemiologica. “Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà . Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore“, ha detto il ministro.
Le prime 24 ore passeranno senza un nulla di fatto. Il vertice è destinato a un aggiornamento nella giornata di lunedì, con il conforto dei dati più aggiornati del Comitato tecnico scientifico.
Gli esperti, a quanto si apprende, hanno dato indicazione di prudente valutazione , rimandando a martedì in una nuova riunione l’analisi dei dati dell’Iss e sottolineando anche che per poter assumere nuove misure occorre prima valutare l’impatto di quelle precedenti che normalmente necessitano di 14-21 giorni, anche se alcuni indicatori sembrerebbero dare segnali positivi di un rallentamento della crescita impetuosa della curva.
Inoltre il Cts ha evidenziato la necessità di seguire una strategia omogenea negli interventi su tutto il territorio nazionale visto che molte delle indicazioni date finora non sono state attuate da Comuni, Province e Regioni, come ad esempio l’implementazione dei trasporti.
Secondo il Comitato tecnico scientifico, è necessario lavorare in maniera incessante ma con un approccio uniforme per rendere operative risorse come i Covid hotel e drive-through nelle zone dove queste strutture non stanno funzionando bene. Nel corso della riunione di ieri è stata inoltre sottolineata la necessità di guardare con attenzione ai problemi a livello sub-regionale e quindi provinciale.
Sul tavolo quindi restano gli interventi mirati nelle zone più colpite dalla seconda ondata di coronavirus, in special modo in tutte quei territori dove l’indice di contagio Rt ha toccato o superato la soglia di 1,5.
Misure caldeggiate dal Cts, possibili già sulla base delle regole attuali, ma di fronte alle quali le Regioni nicchiano.
Favorevoli invece i sindaci, con il presidente dell’Anci Antonio Decaro che durante il vertice ha chiesto che le chiusure siano pianificate in maniera chiara sulla base del rischio, così come era previsto nel documento del Comitato tecnico scientifico condiviso da governo e Regioni: quel documento individuava i diversi livelli dell’indice Rt in cui dovevano scattare le diverse restrizioni, dalla didattica a distanza a scuola, alla riduzione degli orari delle attività economiche.
In questo modo — avrebbe spiegato Decaro — i cittadini sono coinvolti in un percorso trasparente e rispettano le restrizioni: indice Rt sale, scattano le limitazioni, indice Rt scende, si allentano.
Le Regioni sotto osservazione sono certamente la Lombardia e il Piemonte, ma probabilmente anche la Liguria, l’Umbria, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Campania. Ma le opinioni contrastanti restano.
(da agenzie)
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