GIA’ È FINITA LA CUCCAGNA PER MARTA FASCINA? FUORI DA ARCORE E DA FORZA ITALIA
SI VOCIFERA CHE LA “MOGLIE MORGANATICA” DI SILVIO BERLUSCONI DOVRA’ LASCIARE VILLA SAN MARTINO AD ARCORE… SENZA PIU’ LA MANO DEL CAV, FALLITA L’OPA SU FORZA ITALIA, ORA LA “MUTA” DI PORTICI DOVRÀ ACCONTENTARSI DI FARE LA DEPUTATA ASSENTEISTA
Si vocifera che a Milano gli agenti immobiliari siano in subbuglio. Alcuni di loro hanno orecchiato che dal 27 giugno, giorno successivo all’apertura del testamento di Silvio Berlusconi, la “morganatica” Marta Fascina potrebbe aver bisogno di una nuova sistemazione.
Pare, infatti, che, espletate le formalità testamentarie, alla bionda parlamentare calabro-napoletana verrà indicata l’uscita di Villa San Martino, la storica residenza di Arcore in cui il Cav ha trascorso i migliori anni della sua ruggente vita.
Nessuno sa, fino in fondo, quali volontà contenga il testamento di Nonno Silvio, eppure i suoi cinque figli non temono “sorprese”. Alcune indiscrezioni, infatti, hanno ipotizzato il lascito della villa di Arcore alla bella Marta, insieme a una congrua buonuscita in denaro, ma le beghine milanese tendono a ritenere queste voci infondate.
Il destino della finta moglie del fu Cavalier Pompetta è quanto mai appeso a fili sottilissimi. Il suo ruolo all’interno della Dinasty Berlusconi sembra essere sul viale del tramonto, e anche la parabola politica di Lady Marta, in Forza Italia, ha imboccato la fase declinante.
Lo conferma l’immediato botta e risposta tra il suo braccio destro, Tullio Ferrante, che ha invocato un ruolo di primo piano nel partito per la “vedova”, e il coordinatore nazionale, Antonio Tajani, che l’ha subito rintuzzato: “Farà quello che vorrà, è una nostra parlamentare. Non ha bisogno di nessun ruolo formale”.
Come a dire: ora che Silvio non c’è più, la sua presa sul partito è un lontano ricordo. Il Ministro degli Esteri non ha dimenticato il blitz con cui Lady Marta ha tentato l’opa su Forza Italia, piazzando i suoi tre fedelissimi Fascina-boys in ruoli chiave. Forse stordita dalla vicinanza alla manina di Silvio e all’affetto di Marina, di cui ha tenuto la manina al funerale di Berlusconi, ha pensato di poter essere l’amministratore delegato del partito, per conto della famiglia.
La ritrosia del duplex Letta-Tajani, cui Marina e Piersilvio hanno delegato la gestione del partito, però, non è solo frutto di astio personale.
Tenere a bada le ambizioni della finta bionda Marta è l’unica strada per tenere unito il partito e evitare quindi fibrillazioni alla maggioranza che sostiene il governo Meloni. L’opposizione interna, guidata da Licia Ronzulli e i suoi dioscuri, Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo, non accetterebbe mai un ruolo di primo piano per la Fascina.
Le due signore, un tempo molto vicine (Marta “sfruttò” Licia per introdursi nelle stanze di Villa San Martino e nei gangli di Forza Italia) si detestano poco cordialmente da quando la “moglie immaginaria” del Cav è stata sguinzagliata dall’asse Marina Berlusconi-Tajani-Letta- Meloni per segare lo strapotere di “Kiss me Licia” tra gli azzurri.
Il punto di rottura si raggiunse quando Forza Italia non partecipò alla votazione per eleggere Ignazio La Russa a presidente del Senato. Scelta che costrinse il povero ‘Gnazio a cercarsi i voti tra i renziani.
Quel corto circuito (non si è mai visto un partito di maggioranza non votare un suo alleato allo scranno più alto di Palazzo Madama) rese evidente la deriva politica di Forza Italia sballottolata tra le ubbie da Marchesa del Grillo della Ronzulli e la confusione del Cav, sempre più malconcio.
Per quell’episodio, a lungo hanno masticato amaro Tajani e Gianni Letta, motivo per cui gioirono quando Marta Fascina portò a compimento il regime change nel partito.
Oggi, però, Nonno Silvio non c’è più, Licia Ronzulli è ancora capogruppo al Senato, dove il governo ha numeri traballanti, e c’è la necessità di tenere unita Forza Italia almeno fino alle elezioni europee del 2024.
In più, l’ascesa di Pier Silvio a nuovo capofamiglia mette all’angolo Marta Fascina: il secondogenito non l’ha mai accettata, tanto da disertare, a differenza della sorella Marina, il finto matrimonio celebrato a Villa Gernetto il 19 marzo 2022.
Ps. A proposito di Pier Silvio. In quanto nuovo “maschio alpha” della famiglia, ha deciso di imprimere un cambio di passo anche a Mediaset: il Biscione non sarà venduto ai francesi di Vivendi né ad altri, almeno fino alle europee.
La stessa strategia del gruppo sarà più orientata a una visione “industriale” che alla gestione personal-familiare del padre. Silvio, infatti, ha spesso anteposto le simpatie e i rapporti personali con gli artisti per la composizione dei palinsesti Mediaset: in tanti hanno ricevuto opportunità grazie ai buoni uffici e all’affetto del Cav.
Ora si cambia musica e saranno i numeri dello share a orientare le scelte.
Anche da un punto di vista politico il gruppo avrà una trasformazione: il 70% dei programmi di approfondimento avrà un orientamento filo governativo. Da qui il “demansionamento” della sinistrella “Fattoide”, Veronica Gentili, che è stata silurata dalla trasmissione politica “Controcorrente” per i bassi ascolti, e spedita alle “Iene”. Il 30% dello spazio sarà invece concesso alle opposizioni (ecco spiegato anche l’arrivo di Myrta Merlino a Rete 4).
(da Dagoreport)
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