GIMBE: “DISCESA LENTA E POCHI TEST, LA SERRATA DI NATALE E’ INEVITABILE”
“GOVERNO E REGIONI DEVONO ARGINARE LA TERZA ONDATA”… ECCO TUTTI I DATI REALI SU POSITIVI, VITTIME E TERAPIE INTENSIVE
La serrata di Natale è inevitabile per arginare la terza ondata. La discesa dei contagi è troppo lenta, gli ospedali saturi, oltre 20.000 i morti registrati nell’ultimo mese. “Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”, puntualizza il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
È il messaggio affidato al report pubblicato oggi, basato sui dati rilevati dal 9 al 15 dicembre.
Rispetto alla settimana precedente il monitoraggio indipendente ha registrato una flessione dei nuovi casi (113.182 da 136.493), a fronte di una riduzione di oltre 88 mila casi testati (462.645 da 551.068) e di un rapporto positivi/casi testati stabile (24,5% dal 24,8%).
Diminuiscono del 9,5% i casi attualmente positivi (667.303 da 737.525) e, sul fronte degli ospedali, diminuiscono ricoveri con sintomi (27.342 da 30.081) e terapie intensive (3.003 da 3.345). Lieve calo anche per i decessi (4.617 vs 4.879).
Tranne che in Veneto e in Valle d’Aosta, in tutte le Regioni si evidenzia“la consistente e ingiustificata riduzione dell’attività di testing”, si legge nel report.
Il bacino dei positivi si svuota molto lentamente e in 6 Regioni si registra addirittura un incremento rispetto alla settimana precedente. In particolare, dopo il picco del 22 novembre (805.947), i casi attualmente positivi sono diminuiti in 24 giorni del 20,8%, con una riduzione media giornaliera dello 0,9%: tuttavia con oltre 667 mila casi attualmente positivi risulta al momento impossibile riprendere qualsiasi attività di tracciamento.
“Sicuramente le misure restrittive introdotte dal Dpcm del 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio – continua Cartabellotta – ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita ad un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire”.
Anche sul fronte degli ospedali, “l’entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi”, fa notare Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione.
Il picco della seconda ondata per i ricoverati con sintomi è stato raggiunto il 23 novembre (34.697) e in 22 giorni si è ridotto del 26,9%, quello delle terapie intensive il 25 novembre (3.848) e in 20 giorni si è ridotto del 28,1%.
La soglia di occupazione da parte di pazienti Covid supera il 40% nei reparti di area medica in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in 14 Regioni.
Continua l’aumento del numero dei decessi: 4.617 morti nell’ultima settimana, oltre 20.000 nell’ultimo mese e più di 31.000 nella seconda ondata dal 1 settembre.
Questi numeri – che catapultano l’Italia al primo posto in Europa per decessi totali da Covid (65.857) e per tasso di letalità (3,5%) – stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui “Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata”.
“Nell’imminenza delle festività natalizie -va avanti Cartabellotta – a fronte di dati tutt’altro che tranquillizzanti, le (in)decisioni politiche sono in balìa di conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia”. In altre parole, se è doveroso il continuo appello alla responsabilità civica delle persone chiamate a non abbassare la guardia in alcun modo, Governo e Regioni devono ammettere che, dopo gli estenuanti tentennamenti di ottobre nell’introdurre le restrizioni, le hanno poi allentate troppo frettolosamente, senza attendere una flessione significativa dei contagi, nè un consistente svuotamento degli ospedali.
“In questo scenario – conclude Cartabellotta – la serrata di Natale è l’unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell’influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti Covid. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”.
(da agenzie)
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