GIORGIA E MATTEO, SEPARATI IN CASA, L’APPOGGIO ALLA COMMISSIONE URSULA, POI IL CASO NETANYAHU: LE STRADE DI MELONI E SALVINI SI STANNO DIVARICANDO OGNI GIORNO DI PIÙ
QUANTO PIÙ IL GOVERNO SI AVVICINA ALL’EUROPA, TANTO PIÙ SALVINI SI COLLOCA IN UN ALTRO SCENARIO: QUELLO DI ORBAN, CHE NON A CASO HA INVITATO NETANYAHU IN UNGHERIA; E DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE AMERICANA PER LA QUALE SALVINI RITIENE DI POTER ESSERE UN INTERLOCUTORE PRIVILEGIATO
Le strade di Meloni e Salvini si stanno divaricando ogni giorno di più. Non è solo la decisione della premier, appoggiata anche dal Pd, di sostenere la Commissione europea di Ursula Von der Leyen al cui interno è entrato, come vicepresidente e commissario per la Coesione il ministro Fitto.
Ma anche, a conferma, l’iniziativa della Corte penale internazionale di emettere un mandato di cattura per Netanyahu e il suo ex– ministro Gallant, sulla quale Meloni ha preso tempo, affidando a Tajani il compito di effettuare un sondaggio lunedì al G7 dei ministri degli Esteri che si terrà a Fiuggi, ma mettendo in chiaro che non si possono mettere sullo stesso piano Israele e Hamas
La divergenza tra Meloni e il suo vice insomma non è più occasionale, né legata all’abituale desiderio del leader leghista di distinguersi e cercare visibilità. Quanto più il governo si avvicina all’Europa, tanto più Salvini si colloca in un altro scenario: quello di Orban, che non a caso (pur sapendo che non andrà, men che mai in questo momento) ha invitato Netanyahu in Ungheria; e della nuova amministrazione americana per la quale Salvini ritiene di poter essere un interlocutore privilegiato.
Che poi Meloni lo lasci fare – malgrado l’evidente danno di immagine per un governo che su un punto così delicato si presenta con tre posizioni diverse – perché ritiene che il suo canale istituzionale delle relazioni con l’alleato Usa sia più forte di qualsiasi corteggiamento politico del Capitano leghista, è possibile
Anche se l’importanza data al recente incontro con il presidente argentino Milei sta a significare che anche lei non trascura di costruire e approfondire i rapporti con il nuovo universo sovranista, mentre aspetta di verificare di persona la disponibilità di Trump.
Meloni in sostanza ritiene di poter svolgere un ruolo di collegamento e di mediazione tra l’Unione europea minacciata dalla vocazione euroscettica e bilaterale trumpiana e il nuovo presidente americano. Specie in un momento in cui Germania e Francia sono alle prese con le loro crisi interne e (la Germania) con le prossime scadenze elettorali. Vasto programma
(da agenzie)
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