GIRO DI VITE DELLA CANCELLIERI “SCORTE : NON SARANNO TOLLERATI PRIVILEGI”
“MENO CORTEI A ROMA, NON E’ UN PALCOSCENICO”… “LA PROTEZIONE DEI POLITICI DEVE FINIRE CON IL TERMINE DEL MANDATO”
Al primo posto nella lista delle priorità da affrontare ha messo le manifestazioni di piazza.
Ma c’è un altro problema che il ministro Annamaria Cancellieri vuole «analizzare e risolvere in via d’urgenza».
È quello che riguarda le scorte alle personalità «perchè la sicurezza è fondamentale, ma nessun privilegio potrà più essere tollerato».
Lo aveva detto qualche settimana fa. Lo ripete adesso che ha già dato disposizioni agli uffici per cambiare le regole.
Ministro, ora si passa ai fatti?
«Appena avrò la relazione dell’Ucis, la struttura che sovrintende ai servizi di protezione, interverremo, ma alcune scelte le abbiamo già fatte».
Sapete già come e dove tagliare?
«La revisione degli elenchi partirà immediatamente, però la mia decisione è di intervenire anche sui regolamenti. E incidere soprattutto su quei dispositivi che chiamerei “di status”. Faccio l’esempio del ministro dell’Interno che per legge doveva mantenere la scorta per i due anni successivi al proprio mandato. Il mio predecessore Roberto Maroni ha disposto la riduzione a un anno. Per quanto mi riguarda io vorrei che mi fosse abolita il giorno dopo il termine del mio mandato. E per le altre cariche istituzionali dobbiamo ugualmente riflettere su incisive riduzioni».
Lei sa che così attirerà critiche e proteste?
«So che la strada è giusta, quindi andrò avanti. C’è una necessità di risparmio, ma è giusto prendere provvedimenti di questo tipo soprattutto per rispetto nei confronti dei cittadini ai quali chiediamo gravi sacrifici. Continueremo a garantire la sicurezza, il nostro intervento servirà soltanto ad abolire i privilegi».
Quanto ha influito su questi provvedimenti la polemica sulle spese per i poliziotti che tutelano il presidente della Camera Gianfranco Fini?
«La revisione delle scorte era stata decisa ben prima in un’ottica di risparmio che, come si sa bene, riguarda tutti i dicasteri e più in generale gli uffici pubblici».
Questa mattina si riunisce il comitato nazionale per affrontare l’emergenza legata alle tensioni sociali. Che tipo di indicazione darà ?
«Ho deciso di coinvolgere i prefetti delle città più colpite dalla crisi perchè dobbiamo trovare soluzioni che riguardino soprattutto il territorio, non si può pensare che tutto si concentri nella capitale».
Pensa a una limitazione delle manifestazioni di piazza?
«Quello che è accaduto con i lavoratori dell’Alcoa è intollerabile. Soltanto una perfetta pianificazione dei servizi effettuata dal questore Fulvio Della Rocca ha consentito di scongiurare conseguenze ben più gravi. Ma dobbiamo stare attenti che Roma non diventi un palcoscenico esclusivo per tutte le pur legittime manifestazioni».
È la libera espressione di un disagio forte.
«Io lo rispetto e posso assicurare che il governo farà tutto quanto è in suo potere per aiutare chi è in crisi. Ma bisogna rendersi conto che stiamo vivendo un momento gravissimo e non si può pretendere che lo Stato intervenga nel libero mercato e si faccia carico di salvare le aziende in difficoltà economiche».
Non crede che questo rischi di fomentare ancor più la tensione?
«Io voglio lanciare un appello forte ai sindacati, ma anche agli imprenditori e alla società civile affinchè si rendano conto della fase difficile che stiamo attraversando. Ognuno deve fare la propria parte e assumersi le proprie responsabilità per smorzare questi focolai di tensione. Del resto quello assistenziale è uno schema che non può funzionare, anche dal punto di vista giuridico e della concorrenza».
Quali sono le aree che presentano maggiori criticità ?
«La Sardegna mi preoccupa maggiormente, perchè ci sono grandi industrie in crisi, ma anche i settori dell’agricoltura e della pastorizia hanno numerosi problemi. La situazione di Taranto è sotto gli occhi di tutti. Non dobbiamo dimenticare la Campania e la Sicilia, in particolare penso alla Gesip di Palermo. Questo soltanto per quanto riguarda l’economia. Poi ci sono le altre emergenze».
Si riferisce a Scampia?
«Certamente. Entro breve presiederò un comitato provinciale a Napoli allargato ai vertici della magistratura e affronterò il problema».
Pensate di schierare l’esercito?
«Certamente no. Quello della criminalità non è un problema che si risolve con la militarizzazione, soprattutto in una zona come quella. Io credo che la presenza dei soldati potrebbe creare un divario tra i cittadini e le istituzioni ancor più profondo di quello esistente. Aumenteremo gli organici delle forze dell’ordine, però ci dobbiamo muovere su più fronti e infatti abbiamo già preparato un nuovo patto per la sicurezza».
Pensa alla società civile?
«Quello è sicuramente un aspetto fondamentale, ma penso anche alla scuola e ai giudici. Abbiamo già coinvolto il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e mi muoverò con quello della Giustizia Paola Severino. So che c’è un carico eccessivo presso l’ufficio Gip che provoca ritardi nelle decisioni, soprattutto per quanto riguarda i provvedimenti cautelari, e dunque ci confronteremo con i diretti interessati per provare a risolvere i problemi».
C’è un’emergenza criminalità a Milano?
«Quanto è accaduto negli ultimi giorni è grave, ma al momento non parlerei affatto di emergenza. Sono in contatto costante con il prefetto e il questore e non ho assolutamente questa percezione. Anzi, mi auguro che quello che sta succedendo non venga sfruttato in campagna elettorale».
Ci sono focolai di rischio che necessitano una maggiore presenza di forze sul territorio. Poliziotti e carabinieri hanno lamentato più volte i tagli che incidono sul comparto sicurezza sia dal punto di vista degli organici, sia per quanto riguarda stipendi e straordinari. Come pensate di risolvere il problema?
«Assieme ai colleghi della Difesa e della Giustizia, da cui dipendono rispettivamente i carabinieri e gli agenti della polizia penitenziaria, abbiamo già deciso di chiedere un intervento alla legge di stabilità che modifichi la percentuale del “turn over” del personale. Attualmente c’è un tetto al 20 per cento e non va bene».
Fino a dove si può arrivare?
«Dobbiamo aumentarlo fino al 50 per cento, altrimenti credo che non potremo garantire la funzionalità dei reparti. È un pericolo che non possiamo permetterci di correre. Sbloccheremo i fondi e daremo attuazione ai concorsi già svolti. È l’unica strada possibile».
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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