GIUNTA, IL 4 OTTOBRE NUOVA PUNTATA SULLA DECADENZA DI BERLUSCONI
DURO COMUNICATO DEL CSM: “RISPETTARE LE SENTENZE”
Nove righe durissime. Dedicate a Silvio Berlusconi, senza mai nominarlo.
Il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura risponde con veemenza alle accuse lanciate due giorni fa dal Cavaliere con l’ormai celebre videomessaggio.
E sono parole che non lasciano spazio a interpretazioni: «I giudici non meritano l’addebito di intenti persecutori o di complotti. E l’esito di qualsiasi processo è una sentenza che va accettata ed applicata».
La nota è firmata dai vertici del Csm.
La sottoscrivono il vicepresidente Michele Vietti, il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e il procuratore generale della Suprema Corte Gianfranco Ciani.
Insieme esprimono «amarezza e sconcerto per l’ennesima ripetizione di giudizi sprezzanti e di attacchi infondati che colpiscono in modo indiscriminato la magistratura italiana»
Palazzo dei Marescialli si spinge ancora oltre.
E lancia l’allarme: senza il rispetto delle sentenze «verrebbero meno le regole dello Stato di diritto e il presupposto della ordinata convivenza civile».
I magistrati, ricorda il Csm, «svolgono quotidianamente il proprio lavoro con impegno e imparzialità »
Mentre gli affondi del leader del Pdl incontrano l’energica reazione dell’organo di autogoverno dei giudici, Luciano Violante torna a bacchettare le toghe.
«Le correnti della magistratura — rileva da luogo in cui si dibatteva su questioni teoriche, negli anni Settanta, sono diventate luoghi in cui si costruiscono le carriere». Ma non basta.
Per Violante «tutti i consiglieri togati del Csm sono esponenti di correnti» e anche tra i consulenti «ciascuna corrente porta i suoi uomini e donne».
Così, denuncia, «viene meno il principio di neutralità ».
La Giunta per le immunità , intanto, procede spedita verso il via libera alla decadenza di Berlusconi.
Ieri è stata recapitata al Cavaliere la procedura di “contestazione” dell’elezione a senatore, primo passo verso l’espulsione dal Parlamento.
La seduta pubblica chiamata a discutere della decadenza è stata fissata per il prossimo 4 ottobre, con qualche giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia ipotizzata.
E il motivo va rintracciato nella definizione della location più adatta all’evento.
È toccato al Presidente del Senato Piero Grasso e al Presidente della Giunta Dario Stefà no fare il punto nel corso di un incontro che si è svolto ieri a Palazzo Madama.
L’aula di Sant’Ivo alla Sapienza, infatti, non è giudicata adeguata. Manca il circuito chiuso richiesto dalla procedura e per questo si è stabilito che ad ospitare l’ultimo atto in Giunta debba essere la sala Koch.
Cresce intanto l’attesa per l’appuntamento, tanto che al Senato sono già pervenute cinquecento richieste di accredito dai media di tutto il mondo.
Una volta ultimata la seduta pubblica, sarà la camera di consiglio della Giunta a sancire la decadenza.
Sul calendario è già segnata in rosso la data delll’8 e 9 ottobre.
(da “La Repubblica”)
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