GLI ELETTORI PD CHIEDONO LE PRIMARIE E LEADERSHIP FORTE
UN APPELLO ALL’UNITA’ DEL PARTITO E AD EVITARE SCISSIONI
Unità , apertura verso la base, leadership forte: sono queste le richieste che il popolo democratico sembra inviare al partito.
Nelle stime dell’Atlante politico di Demos, il Pd si conferma sui (deludenti) livelli delle recenti Politiche (25%), e subisce il sorpasso del PdL.
Resta molto forte l’idea di mantenere unito il partito e scongiurare scissioni, ma sono molto visibili, anche nell’elettorato, i segni delle divisioni che hanno lacerato il gruppo dirigente.
Gli elettori del Pd si dividono esattamente a metà sulle scelte per la presidenza della Repubblica, fra chi ritiene Napolitano la scelta preferibile, e chi invece avrebbe preferito un’altra soluzione.
Il governo Letta gode naturalmente di un largo consenso tra gli elettori democratici (69%).
Ma si manifestano idee divergenti sulla sua azione ed i suoi effetti.
Quasi metà degli elettori si aspetta una buona collaborazione fra le sue componenti (47%), mentre gli altri prevedono contrasti su tutto (51%).
Il complicato dibattito sui possibili candidati alla segreteria riflette le difficoltà nel formulare proposte condivise, in grado di superare le spaccature e rilanciare il partito.
Due leader sono ai primi posti tra i politici più apprezzati dalla base elettorale: il neo-premier e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, indicato da oltre la metà degli interpellati come segretario preferito (54%).
Più controverso è invece il giudizio sul segretario uscente Bersani.
Ridotto appare, d’altra parte, il consenso per altri possibili “nomi” circolati nelle ultime settimane – da Chiamparino a Barca, da Civati a Epifani.
Dagli elettori emerge con forza la domanda che la parola torni il prima possibile alla base, con la pratica delle primarie aperte (69%), mentre solo il 27% pensa a una selezione attraverso le tradizionali procedure congressuali.
Questa domanda di partecipazione è sentita come molto importante perchè scritta nel dna dell’elettore democratico.
Esiste inoltre la percezione che la posta in gioco abbia a che fare non solo con la scelta del futuro leader, ma anche con la stessa identità di questo soggetto politico.
Con la convinzione che il Pd debba rimanere “un” partito (89%), mentre le spinte alla disgregazione coinvolgono una frazione minoritaria (5%).
Roberto Biorcio e Fabio Bordignon
(da “La Repubblica”)
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