GOVERNATORI IN CONFUSIONE SUL VIRUS, VANNO IN ORDINE SPARSO E GENERANO CONFUSIONE
LA BASILICATA IMPONE QUARANTENA AI RESIDENTI DI RITORNO DAL NORD , POI PRECISA: “SOLO PER GLI STUDENTI”… MARCHE FERMATE DA CONTE PRIMA DI CHIUDERE LE SCUOLE
C’è confusione tra gli enti locali nella gestione dell’emergenza coronavirus. E ad alimentarla sono alcune delle regioni dove non si sono registrati casi di contagio. In attesa che, da domani, inizi il tavolo quotidiano tra l’esecutivo e tutti i governatori, il pasticcio che si è verificato in Basilicata e nelle Marche restituisce l’idea del caos che regna sotto il sole. Almeno in queste ore.
È arrivata nella serata di ieri l’ordinanza, più che discussa, del governatore della Basilicata, Vito Bardi, con la quale si imponeva la quarantena a chi proveniva dalle regioni del nord. Il provvedimento ha suscitato polemiche, perchè considerato eccessivo, al punto che il governatore è stato costretto correre ai ripari con due precisazioni. E con un’ordinanza nuova.
“Vale solo per i residenti in Lucania”, ha detto Bardi in prima battuta, per poi aggiungere che la misura è “rivolta solo agli studenti lucani” fuorisede che potrebbero tornare a casa vista la chiusura degli Atenei del Nord dove sono iscritti. Il provvedimento ”è scaturito – ha aggiunto Bardi – dalla necessità di far fronte al flusso di studenti che sono rientrati nel nostro territorio”.
La prima misura era stata considerata “abnorme” dai sindacati locali e criticata dai governatori di Lombardia e Liguria.
“È un’ordinanza legittima ma non concordata con il Ministero della Salute. La giudico eccessiva ma non voglio interferire con il lavoro di altre Regioni”, ha detto Giovanni Toti.
Più aspri i toni del lombardo Attilio Fontana. I provvedimenti nei confronti di chi viene dalla Lombardia “sono dettati dall’isteria e in particolare quello della Basilicata credo debba essere smentito nella maniera più rigorosa”, ha detto.
Alle precisazioni del governatore lucano si affiancano quelle del prefetto di Potenza che lancia segnali di distensione: “Non c’è motivo di allarme. Non c’è nessun caso, neanche sospetto. Quello che stiamo facendo è in linea di assoluta prevenzione’”. Nel pomeriggio di oggi, il nuovo provvedimento con il quale si prova a rimediare i danni.
Da Potenza ad Ancona. Aveva annunciato da pochi minuti l’ordinanza sulla chiusura delle scuole e delle università e il blocco della manifestazioni pubbliche fino al 2 marzo nelle Marche, il presidente Luca Ceriscioli, quando il premier Conte gli chiesto per telefono, nel bel mezzo della conferenza stampa, di sospendere il provvedimento. Almeno fino al coordinamento nazionale di domani: “C’è necessità che l’ordinanza sia coordinata all’interno di un quadro nazionale – ha spiegato Ceriscioli – per cui ho accettato ben volentieri la richiesta del presidente del consiglio. Questo significa che nelle Marche, scuole, università e manifestazioni non saranno sospese dalla mezzanotte di oggi, in attesa del coordinamento nazionale che ci sarà domani mattina con tutte le Regioni, al termine del quale verranno definite le linee guida alle quali dovremo attenerci”.
A quel punto i governatori potranno procedere: “Solo dopo averle apprese ogni Regione potrà emanare all’interno di questo quadro: se i nostri provvedimenti saranno compatibili emetteremo l’ordinanza che avevamo previsto, al contrario sarà aggiornata”.
La gestione della vicenda da parte del presidente ha suscitato molti malumori, in regione e non solo
La lista delle regioni che vorrebbe attuare misure restrittive anche se non hanno registrato casi nel loro territorio non finisce.
Dalla Calabria, Jole Santelli ha chiesto al ministro Speranza l’autorizzazione a chiudere le scuole e fermare gli eventi pubblici nel territorio calabrese. Il motivo? Il possibile rientro dei fuorisede dal Nord, anche in questo caso.
Una “fuga in avanti”, per usare le parole del primo cittadino del capoluogo toscano, era stata fatta nei giorni scorsi anche in Friuli Venezia Giulia. Il governatore Fedriga ha decretato lo stato d’emergenza il 22 febbraio, il giorno dopo la scoperta di primi casi di contagio in Italia. Una decisione che è stata giustificata con l’intenzione di “fronteggiare il rischio sanitario da Coronavirus, anche in considerazione dei primi casi di contagio nel territorio italiano e in particolare nella vicina regione del Veneto ed in esito della riunione del Comitato operativo di Protezione civile avvenuta oggi”.
In Friuli Venezia Giulia non sono stati registrati casi di positivi al coronavirus, ma è stata disposta comunque la chiusura delle scuole e delle Università . E lo stop alle manifestazioni pubbliche.
(da “Huffingtonpost”)
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