GRAZIE MICHELA, PER AVERCI INSEGNATO AD AMARE E LOTTARE PER LE LIBERTA’
E’ STATA UNA DELLE INTELLETTUALI CONTEMPORANEE PIU’ IMPORTANTI E ATTIVE
“Perché io sono tra le stelle stasera, quindi guardami appiccare il fuoco e accendere la notte”. È difficile pensare che Michela Murgia non sia più tra noi, che la sua testa e la sua penna non potranno più raccontare il mondo che ci circonda, che uno sguardo di pietà, di lucidità e anche di lotta non cerchi di indicarci qualcosa che non avevamo visto, raccontarci una piega che non avevamo visto, con cui forse potevamo anche essere d’accordo a metà, ma gli scrittori sono coloro che aprono una porta per permettervi di guardare un lato di questo prisma che chiamiamo realtà.
Ci aveva avvisato, ma questo non sempre basta. Aveva provato a prepararci a quello che sarebbe successo, lo sapevamo tutti, fino agli ultimi giorni aveva raccontato quello che succedeva in Italia, denunciava ingiustizie, ha raccontato di sé e della propria famiglia, del dolore, della morfina.
Eppure la sua morte ci ha colti impreparati. Ha lasciato un vuoto più grande di quello che razionalmente potessimo immaginare. Anche in chi, come me, non l’aveva mai conosciuta di persona, ma solo attraverso la sua penna e gli amici in comune che l’amavano e la raccontavano.
Alla fine ognuno avrà nel cuore la sua Michela. La scrittrice, la saggista, l’attivista, la madre, la compagna, la moglie, l’amica.
Alla fine sarà nel cuore anche di coloro che la odiavano, perché odiarla per le sue idee li ha costretti a confrontarsi con il suo immenso amore e soprattutto col suo pensiero, cosa ancora più importante, condannandoli a tenerne un pezzo di lei con sé.
E benché non crederemo a una lettera delle finte parole di cordoglio che stanno già arrivando da chi, in vita, l’ha combattuta con tutto il disprezzo di cui era capace, guardiamo contenti come, ancora una volta, lei li abbia costretti a dialogare con lei, la sua persona, le sue idee.
Perché le grandi persone fanno anche questo, benché ciò che emerge in queste prime ore in cui stiamo elaborando il lutto è l’amore immenso che era riuscita a creare attorno a sé. Anche questo fanno le persone come lei, le persone libere: creano amore, abbattono le barriere, permettono che l’amore si sviluppi come meglio crede, che prenda le strade che vuole, senza costrizioni.
C’è un passaggio all’inizio del suo ultimo libro “Tre ciotole” in cui, quando la protagonista si chiede cosa avesse sbagliato per ammalarsi di cancro, l’oncologo le risponde che lei non c’entra nulla: “Siamo esseri complessi, signora… non credo si possa definire la questione in termini di sbagli suoi. Gli organismi sofisticati sono più soggetti a fare errori. È il sistema che ogni tanto si ingarbuglia, la volontà non c’entra (…). Mi ha detto che scrive romanzi, un bellissimo lavoro, ma è molto complicato. Nessuna specie in natura lo sa fare, solo gli esseri umani. Conosce altre lingue oltre l’italiano?”, “L’inglese, il francese, più o meno lo spagnolo… Sto studiando il coreano”; “Preferirebbe non saper fare nessuna di queste cose a patto di non ammalarsi mai? Gli organismi unicellulari non sviluppano neoplasie, ma non imparano lingue. Le amebe non scrivono romanzi”.
(da Fanpage)
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