GUERRA DI NERVI INTORNO AL REFERENDUM: LA MERKEL CHIUDE, L’EUROPA E’ CON LEI, O LA TESTA DI TSIPRAS O NIENTE
LA ROTTURA TRA IL PREMIER GRECO E MERKEL PRIMA DELL’EUROGRUPPO
“Ma a che gioco stiamo giocando? Perchè Merkel continua dire che si tratta solo dopo il referendum mentre Juncker propone di trattare? E’ valida o no la proposta di Juncker che abbiamo impacchettato in nottata!?”.
Alexis Tsipras è furioso al telefono con gli interlocutori a Bruxelles.
Tutto si consuma prima della riunione dell’Eurogruppo, fissata in teleconferenza per le 17.30.
Il premier greco ha già annunciato che parlerà alla nazione nel primo pomeriggio.
Ma naturalmente, prima di parlare alla tv greca, vuole capire cosa dire, se continuare sulla strada della trattativa in extremis o no. La risposta è il no.
Gliela danno al telefono da Bruxelles, quando è già fallito anche il tentativo di Francois Hollande di riportare tutti al tavolo prima del referendum e dopo telefonate che vanno avanti da ieri notte.
Prevale la linea dettata da Angela Merkel che, evidentemente, lancia la sua ultima sfida alla Grecia, punta sulla vittoria del sì all’accordo con i creditori per sbarazzarsi del premier greco e del suo governo.
“E noi non ci possiamo far mettere nell’angolo”, conclude Tsipras prima dell’Eurogruppo. Click.
E’ così che intorno alle 16.30 ora italiana, Tsipras pronuncia il suo discorso davanti alle telecamere della tv greca.
Sono falliti tutti i tentativi di trovare un accordo.
Anche la sua ultima lettera di ‘emendamenti’ sulla proposta Juncker è stata rispedita al mittente.
E’ per questo che il premier greco ribadisce quanto deciso lo scorso weekend. Il referendum ci sarà . E i greci sono invitati dal governo a votare no all’accordo proposto dai creditori. Faccia cupa, sfinita.
“Il no non significa dire addio all’Europa”, si sforza di spiegare Tsipras, tentando di confutare le letture di quei leader europei che equiparano il referendum greco ad una partita “euro contro dracma”.
Lo ha fatto il premier Matteo Renzi. E non solo lui.
“No — dice Tsipras — il no significa un ritorno all’Europa dei valori, significa pressione vera per avere un accordo socialmente sostenibile, che non assegni il peso della crisi solo ai pensionati e ai salariati. Un accordo che punisce chi ha approfittato della crisi per fare i soldi a scapito del popolo… So delle difficoltà della crisi e farò di tutto per assicurarvi che sarà passeggera. Alcuni dicono che il risultato del referendum è legato con l’uscita dall’euro: quelli che lo dicono lo dicevano anche in passato e creano problemi al popolo e anche all’Ue…”.
Da Atene Tsipras dà fondo a tutti gli argomenti che ha per la campagna per il no.
A Bruxelles si attende solo la formalizzazione dell’Eurogruppo.
Ma quando i ministri delle Finanze dell’area Euro si riuniscono, non hanno più molto da dirsi. La nuova riunione — come quella di ieri, del resto — dura pochissimo.
Il tempo di formalizzare la linea stabilita dalla Germania. “Non ci sono gli elementi per ulteriori negoziati a questo punto. Non ci saranno colloqui nei prossimi giorni su proposte di accordi finanziari. Aspetteremo l’esito del referendum di domenica e prenderemo atto del risultato di quel referendum”, sentenzia in una nota il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijssembloem.
Fallisce l’ultimo tentativo di Hollande, falliscono i timidi tentativi italiani di arrivare a un compromesso che senta le ragioni di tutti.
“L’uscita della Grecia dall’euro non è mai stata un’opzione in campo”, ha ribadito più volte il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan. “E’ un giorno molto triste per l’Europa – commenta Gianni Pittella, capogruppo del Pse a Strasburgo – Abbiamo fatto tutto quello che potevamo e ancora di più – aggiunge – per cercare di trovare un compromesso ragionevole che potesse aiutare il popolo greco e fosse accettabile per i creditori e l’Ue. Ad ogni modo, Atene non si è approcciata ai negoziati in modo adeguato, sin dall’inizio, sul fronte opposto è sembrato evidente che c’è stato un atteggiamento ostinato da parte di alcuni stati membri. Continueremo a combattere – conclude Pittella – per l’integrità della zona euro e dell’Europa”.
Ma questa partita, soprattutto nell’ultimo tempo iniziato lo scorso weekend, ha visto solo due giocatori in campo: Tsipras e Merkel.
Spazzato via anche il tentativo del presidente della Commissione Jean Claude Juncker di negoziare in extremis.
Vince la Cancelliera che convince anche il premier italiano Matteo Renzi.
E a questo punto, pianificano da Bruxelles, così come Tsipras si impegnerà nella sua campagna per il no, dalle cancellerie europee partirà la campagna mediatica contro il premier greco.
Un tiro al bersaglio mirato a farne un capro espiatorio di tutta la trattativa. La posta in gioco è altissima: dovessero vincere i no, nessuno sa cosa succederebbe.
L’opzione Merkel invece scommette sul sì, per sedersi al tavolo con altri negoziatori, un altro premier.
A Bruxelles questo schema è chiaro a tutti i negoziatori in campo. Tanto che nell’Europarlamento, si racconta tra gli sherpa, si sta già palesando un fronte trasversale schierato per il no: d’accordo con Tsipras insomma e rancoroso con la Merkel che ha fatto saltare l’ultima chance di intesa.
Chissà . Intanto tutti guardano i sondaggi: a Bruxelles propendono a credere a quelli che danno il sì vincente, naturalmente.
Unica incognita: la chiusura delle banche, decisa dal governo di Atene all’inizio della settimana per mettere al sicuro la liquidità di emergenza degli istituti.
Peserà sul voto? E come?
(da “Huffingtonpost”)
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