I CINESI SI SCOPRONO LEGHISTI: IN CODA AI GAZEBO PER VOTARE LA PIVETTI
IL TAROCCO DELLE PRIMARIE PADANE A ROMA: NELLA CHINA TOWN DELLA CAPITALE ARRIVA L’ORDINE DI ANDARE A VOTARE… MA NON ERA STATO SALVINI A DENUNCIARE IL VOTO DEI CINESI PER SALA A MILANO?
Ore 18, piazza Vittorio, sabato pomeriggio. Ci sono più cinesi che italiani in giro. Siamo nella China Town della capitale, nello storico rione Esquilino, nel più alto ed esteso dei sette colli su cui fu fondata Roma.
Davanti all’uscita della metropolitana sventola una grande bandiera italiana accanto a un manifesto in cui il segretario del Carroccio ha l’indice puntato sui passanti.
Li invita a scegliere «il tuo sindaco, per Roma ora parli tu». Un cartellone alto due metri ripete lo stesso slogan con il simbolo di «Noi con Salvini».
Sotto il tricolore, un tavolino di plastica e una scatola di cartone: è una delle 41 urne che la Lega alla vaccinara ha aperto per scegliere il candidato sindaco al Campidoglio. Nella scheda in ordine alfabetico ci sono i nomi di Bertolaso, Marchini, Pivetti, Rampelli e Storace. E poi uno spazio bianco per scrivere un nome a scelta.
Nessuno mette la croce su Bertolaso, il candidato di Berlusconi e Meloni.
All’inizio molte croci su Marchini, qualcuna su Storace.
A un certo punto arrivano alla spicciolata decine di cinesi. Alcuni non parlano nemmeno l’italiano, ma tutti presentano un documento con la residenza all’Esquilino. E all’improvviso fioccano le preferenze su Irene Pivetti, leghista della prima ora, poi allontanata da Bossi.
«Espulsa in malo modo, prego, perchè mi ero schierata contro la secessione della Padania. Ora, dopo vent’anni – spiega l’ex presidente della Camera – ritorno a fare politica attiva per un progetto politico nazionale che riparte dalla strada, dalle piazze, dalla gente».
Dai cinesi, per la verità , che qui sembrano avere una strana e particolare predilezione per lei, portati da altri cinesi.
Uno di questi, giovane e alla moda, parla un perfetto italiano, sembra conoscere tutti a China Town: spiega che sono 500 gli amici mobilitati per i gazebo.
Sono le truppe cammellate con gli occhi a mandorla che, evidentemente, hanno un debole per il voto all’aperto.
In giro per le città italiane, ogni qualvolta si apre un’urna, si svolgono le primarie, arrivano composti ed educati ad esprimere la loro preferenza.
E non fanno distinzioni per la destra o per la sinistra.
Ma non erano stati i leghisti a denunciare il voto dei cinesi a Milano a favore di Sala?
Che avranno adesso da dire che votano ai banchetti della Lega a Roma?
(da “La Stampa”)
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