I DELATORI DI DEFEND EUROPE DIETRO L’INDAGINE SULLA NAVE IUVENTA
I MERCENARI DELLA SOCIETA’ DI SICUREZZA PRIVATA E LE PRESUNTE ANOMALIE DELLA NAVE DIETRO L’OPERAZIONE DELLA PROCURA DI TRAPANI, MA EMERGONO DEI FALSI
Un link lega l’indagine sulla nave Iuventa con l’operazione della destra europea “Defend Europe”. E’ il contatto tra la società di sicurezza privata Imi Security Service di Cristian Ricci — ovvero il gruppo di contractor che ha denunciato le “anomalie” della nave Iuventa, facendo aprire il fascicolo della Procura di Trapani – con l’ex ufficiale della Marina militare Gian Marco Concas, uno dei portavoce di Generazione identitaria.
Esperto di navigazione e skipper, Concas è stato definito come il “direttore tecnico” dell’operazione navale della rete europea anti migranti, che in queste ora sta muovendo la C-Star nella zona Search and Rescue (Ricerca e Salvataggio) davanti alle acque libiche.
E’ apparso in un video della fine di luglio leggendo un comunicato ufficiale di Generazione identitaria, dove l’organizzazione si rivolgeva — con tono di scherno — alle associazioni antirazziste, all’Arci e alla redazione di Famiglia cristiana.
Il nome di Concas è inserito nel gruppo social ufficiale della società che nell’ottobre dello scorso anno inviò prima all’Aise (servizio segreto militare) e poi alla squadra mobile di Trapani la segnalazione sui movimenti “sospetti” della nave dell’Ong tedesca, sequestrata lo scorso 2 agosto dal Gip di Trapani.
Il gruppo non è aperto al pubblico, è collegato al sito web ufficiale della Imi e prevede l’approvazione della richiesta di iscrizione da parte degli amministratori.
L’elenco degli iscritti è invece liberamente consultabile, e composto da diversi contractor, molti dei quali con esperienze militari attive nel curriculum.
In sostanza si tratta dello stesso contesto di provenienza della società di mercenari inglese che ha fornito a Generazione identitaria la nave C-Star, ora in arrivo sulle coste libiche.
Il Gip di Trapani, nel ricostruire l’origine dell’inchiesta sulla nave dell’Ong tedesca Jugend Rettet, riporta il contenuto delle dichiarazioni di due contractor legati alla società Imi: “In particolare, Montanino Lucio e Gallo Pietro, operatori a bordo della motonave “VOS HESTIA” (appartenente alla ONG “Save the Children”) assunti temporaneamente quali dipendenti dell’agenzia “IMI Security Service” e le cui dichiarazioni hanno dato origine al presente procedimento penale…”.
Sono loro che per primi segnalano “talune anomalie del servizio di search and rescue svolto ad opera della “IUVENTA” riguardante le fasi decisive del soccorso in mare, spesso effettuate proprio a ridosso delle coste libiche”.
Lo fanno nel corso di un interrogatorio il 14 ottobre dello scorso anno. Da quel momento la Procura di Trapani inizia ad indagare sulla Iuventa.
In realtà la prima segnalazione i due contractor la inviano ai servizi di sicurezza italiani: “Durante un soccorso datato 10 settembre 2016 abbiamo inoltre notato che (…) si allontanava un gommone, dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini. (…) Di questa circostanza redigevamo una relazione che inviavamo all’Aise (il servizio segreto competente per il territorio estero, ndr)”.
Dopo il primo interrogatorio i magistrati di Trapani decidono di intercettare i telefoni dei due contractor e del titolare della Imi Cristian Ricci.
Quest’ultimo in una intercettazione del 27 febbraio scorso mostra di conoscere alcuni dettagli dell’inchiesta in corso: “Sì, ho visto che c’è un procedimento, una specie di reato aperto, ho visto anche chi è il procuratore”.
Risponde Gallo: “Sì, sì, è un’indagine internazionale, non è soltanto localizzata”.
LA STRANA INTELLIGENCE DI DEFEND EUROPE
Quello che oggi sorprende è la convergenza tra quella prima denuncia e il piano di azione di Generazione identitaria. Sul profilo Facebook del gruppo il 3 agosto è stato pubblicato un post, mentre sulle pagine di tutti i giornali scoppiava mediaticamente l’inchiesta di Trapani: “Il lavoro di intelligence di Gian Marco Concas, capitano di #DefendEurope, sull’operato delle #ONG comincia a dare i suoi frutti”, scrivono gli attivisti della estrema destra europea.
“La C-Star deve ancora arrivare alla meta, ma abbiamo già colto la Open Arms e la Golfo Azzurro con le mani nel sacco mentre operano nelle acque territoriali libiche, come ben evidenziato dai dati distanziometrici”.
Al post sono allegati due screenshot che risalgono alla fine di luglio; uno in particolare ha aspetti curiosi, se non inquietanti.
Mostra il tracciato su carte marittime della nave Open Arms, che arrivano fino a ridosso della costa libica. La data riportata è quella del 23 luglio scorso.
Un tracciato molto simile — sempre relativo a una presunta presenza della nave della Ong Open arms davanti alla costa libica — era già stato pubblicato sull’account twitter dell’organizzazione con il 25 luglio.
Quel dato era però falso, come ha raccontato Famiglia Cristiana che ha raccolto la testimonianza diretta di Marine Traffic, l’hub digitale che raccoglie e pubblica i dati di navigazione. Il trasponder della nave Open Arms era stato manipolato, hanno confermato i tecnici, da ignoti hacker.
Alcuni esperti di sicurezza informatica consultati da Famiglia cristiana hanno spiegato che l’operazione è possibile e diffusa, soprattutto ai fini di frode delle assicurazioni. Non solo.
Gli stessi esperti hanno spiegato come attraverso appositi software sia fattibile un attacco più sofisticato, in grado di sabotare i sistemi di navigazione di una nave a distanza, simulando una comunicazione radio da autorità marittime.
Gian Marco Concas risulta, nella pagina Facebook della IMI Security, come mebro della IMI stessa. La pagina in questione di FB è di un gruppo chiuso, non ci si può iscrivere liberamente, ma per esserne accettati occorre il consenso dell’amministratore del gruppo.
Rispetto ai contatti tra la società di contractor IMI — riconducibile agli operatori che hanno avviato le indagini sulla Iuventa — e il “capitano” di Defend Europe specializzato in intelligence marittima Gian Marco Concas, Famiglia Cristiana ha cercato di contattare la società telefonicamente e via email, già il 4 agosto, prima della pubblicazione dell’articolo.
Avevamo chiesto se la IMI Group – direttamente o attraverso altri dipendenti – avesse o avesse avuto rapporti con Gian Marco Concas.
Una mail di risposta da parte di IMI Security è arrivata il 5 agosto, a firma di Cristian Ricci, nella quale scrive: “Non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto collaborativo o di conoscenza diretta con la persona che ci indica”.
Nell’immagine in nostro possesso però c ‘è lo screenshot dei membri di IMI Security nella pagina Facebook.
(da “Famiglia Cristiana”)
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