I NEOLAUREATI IN ITALIA FANNO PIU’ FATICA A TROVARE LAVORO RISPETTO AI GIOVANI EUROPEI
SOLO 2 NEOLAUREATI SU 3 TROVANO UN IMPIEGO DOPO L’UNIVERSITA’, MOLTI LASCIANO IL PAESE E NON TORNANO PIU’
Il Bel Paese è ancora il fanalino di coda dell’Unione europea: solo il 65,2% dei neolaureati italiani trova un lavoro.
Secondo le rilevazioni Eurostat, sopra di noi ci sono tutti gli altri Paesi dell’Unione, sia gli Stati che fanno poco meglio di noi, ad esempio la Grecia (66,1%) e la Romania (66,9%), sia quelli che guidano nettamente la classifica, cioè il Lussemburgo (93,4%), i Paesi Bassi (92,9%) e la Germania (92,2%). Numeri che raccontano due “Europe” ben diverse.
Se si guarda la media dei Paesi membri, i dati Eurostat sull’occupazione giovanile nel continente risultano piuttosto positivi: nel 2022, ben l’82,4% dei giovani tra i 20 e 34 anni che ha completato un percorso universitario ha ottenuto un impiego, oltre il 17% in più rispetto all’Italia. Questi numeri aiutano anche a capire perché così tanti italiani neolaureati lascino il Paese. Infatti, nel periodo 2010-2021 hanno preferito trasferirsi all’estero circa 81mila giovani in più rispetto a quelli che sono ritornati.
Dal 2014 ad oggi – con l’eccezione degli anni della pandemia – c’è stata una crescita costante dei giovani neolaureati che entrano nel mondo del lavoro: un aumento di oltre 7 punti percentuali. Tuttavia, analizzando le tendenze bisogna riconoscere che l’Italia nello stesso arco di tempo è riuscita a migliorare di molto questo dato. Infatti, come emerge dalle rilevazioni Eurostat fatte nel corso degli anni, l’Italia è passata dal 45% del 2014 al 65,2% del 2022, una crescita quasi tre volte più grande di quella della media europea. Ma di lavoro da fare ce n’è ancora tanto.
La nostra penisola ha anche un altro problema: il basso numero di laureati. Nella fascia d’età 30-34 anni, gli italiani con un diploma universitario sono il 26,8% contro il 41,6% della media Ue. Oltre ad abbassare la media, siamo anche ben lontani dall’obiettivo europeo che è stato fissato al 40%. Infine, per completare il quadro bisogna parlare anche dei neet – i neither in employment nor in education and training -, visto che troviamo l’Italia in fondo pure a questa classifica, con il 30,9% dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non si formano. Peggio di noi solo la Grecia, con il 31,5%.
(da Fanpage)
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