I PORTI RESTANO APERTI, LA MINISTRA TRENTA: “SULLA MARINA DECIDO IO”
“SALVINI NON MI HA CHIESTO NULLA”… DOPO TANTI PROCLAMI IL LEGHISTA FA RETROMARCIA DURANTE IL VERTICE A PALAZZO CHIGI
I porti sono aperti, in fondo “Matteo Salvini non me lo ha neanche chiesto”. P
arole del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, al termine di un vertice a Palazzo Chigi con il titolare del Viminale e il premier Giuseppe Conte durato poco meno di un’ora.
Parole che smentiscono giorni e giorni di narrazione salviniana, secondo la quale le navi della Marina militare insieme alle motovedette della Guardia di finanza avrebbero dovuto chiudere i porti e bloccare anche fisicamente gli sbarchi.
Salvini e Trenta non si parlavano da giorni.
Tra loro c’è stato molto più di un problema politico, bensì un problema di divisione dei poteri dello Stato e delle competenze. Tutto ciò ruota attorno al tema dell’immigrazione e al ruolo della Marina militare, le cui navi, il titolare del Viminale avrebbe voluto schierare davanti ai porti per bloccarli.
Il premier Conte questa sera ha fatti sedere i due ministri attorno allo stesso tavolo per una prova di disgelo. Ma soprattutto è qui che il titolare della Difesa ha messo in chiaro che la competenza sulla Marina militare è sua: “Decido io”.
Il blocco dei porti da parte delle navi della Marina per frenare l’immigrazione? “Ma guardate, io questa cosa l’ho letta dai giornali perchè il ministro Salvini non me l’ha chiesta”, dice Trenta in versione pompiere lasciando il vertice a Palazzo Chigi.
Sta di fatto che poi, frenando tutto ciò che il Viminale ha fatto trapelare nei giorni scorsi, il ministro della Difesa sottolinea che la Marina Militare “continuerà a fare quel che ha sempre fatto”, agendo “nell’ambito delle 24 miglia marittime in concorso con la Gdf o la Guardia costiera”.
Trenta rimarca anche come una nave della Marina Militare schierata a difesa dei porti “creerebbe problemi”. Infine “la Marina risponde al ministro di riferimento”, dunque alla Difesa.
Trenta ha messo sul tavolo di Palazzo Chigi leggi e regolamenti. Fonti vicine al ministro Trenta sottolineano che il clima è stato positivo ma la premessa di tutto, messa in chiaro del titolare del dicastero è stata: “Prima di parlare, bisogna studiare le norme”.
L’arrivo, sabato sera a Lampedusa, della nave Alex della Ong Mediterranea con a bordo i migranti non ha fatto altro che acuire uno scontro, rimasto fino ad allora sottotraccia, tra Viminale e Difesa. Da quel momento è stato un crescendo di tensione, girandole di telefonate in cui sono stati coinvolti anche i vertici delle Forze armate, fino all’intervento del premier Giuseppe Conte che ha convocato la riunione.
L’invito recita così: “Da alcune settimane stiamo assistendo a un progressivo incremento del numero di imbarcazioni che trasportano migranti. Diventa pertanto ancora più urgente coordinare le iniziative dei ministeri competenti, anche al fine di evitare che possano ingenerarsi sovrapposizioni o malintesi che finirebbero per nuocere alla nostra azione”. È tutto qui il nodo della questione che il presidente del Consiglio ha provato a sciogliere facendo sedere allo stesso tavolo non solo Salvini e Trenta, ma anche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, dell’Economia Giovanni Tria e degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi.
È chiaro che Salvini abbia provato a giocare le sue carte paventando con lo schieramento delle navi della marina militare a difesa dei porti una sorta di blocco navale.
La sua è stata più che altro un’uscita a effetto perchè, fermo restando che l’esecutivo è libero di pianificare l’impiego dei mezzi per il contrasto all’immigrazione, una scelta del genere non può non prevedere un passaggio con gli uffici del Quirinale dal momento che il presidente della Repubblica è il capo delle Forze armate.
Comunque sia il ministro Trenta ha messo sul tavolo i due articoli del Codice dell’ordinamento militare, il 111 e il 115: “La Marina militare svolge vigilanza al di là del limite esterno de mare territoriale” e può integrare il ruolo della Guardia costiera “in base alle direttive emanate d’intesa fra il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e il ministero della Difesa, sentite, se occorre, le altre amministrazioni interessate”.
Modificare quindi l’impiego delle navi della Marina non è così semplice come ritiene il ministro dell’Interno. Tanto è vero che lo stesso leader leghista chiude la serata con parole nettamente diverse rispetto a quelle di pochi giorni fa: “A me basta che le navi delle forze armate difendano i confini via terra, via mare, via aereo: esercito, Marina militare, Guardia di finanza. Se ciascuno fa il suo in Italia entra chi ha il permesso di entrare”.
I porti dunque sono e resteranno aperti.
(da “Huffingtonpost”)
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