I RISPARMIATORI SE NE FOTTONO DEL CONSIGLIO DI SALVINI: I BTP ARRANCANO E I CIR SONO UN MIRAGGIO
“COMPRATE I TITOLI DI STATO ITALIANO, GLI ITALIANI CI DARANNO UNA MANO”… MA GLI HANNO DATO UN PIEDE LA’ DOVE NON BATTE IL SOLE
Era l’inizio di ottobre 2018 quando il vicepremier Matteo Salvini, conscio del continuo rialzo dello spread tra Italia e Germania, esortava di fatto gli italiani a impiegare i loro risparmi per l’acquisto di titoli di Stato.
“La forza dell’Italia, che nè i francesi nè gli spagnoli hanno, è un risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per il momento è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Io sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano”, aveva auspicato Salvini.
Finora, tuttavia, questo invito non sembra essere stato accolto.
Innanzi tutto, c’è da sottolineare che il 9 ottobre, giorno in cui Salvini chiamava a raccolta i risparmiatori, il differenziale tra rendimenti dei decennali italiani e tedeschi stazionava a 299 punti, appena sotto quota 300.
In contemporanea, il rendimento dei Btp a dieci anni si aggirava sul 3,5 per cento. La mattina del 20 novembre, invece, dopo una fiammata iniziale dello spread a 335 punti base con il rendimento del decennale al 3,69% (e annesso calo del prezzo del titolo), il differenziale con la Germania si è riportato sotto quota 330. Ma in ogni caso è ben più alto che a inizio ottobre.
E come tipicamente accade in questi casi l’allargamento dello spread, sempre nella giornata del 20 novembre, si sta facendo sentire sull’andamento di Borsa del settore bancario, in forte calo a Piazza Affari.
Segnali di scarso entusiasmo intorno ai titoli di Stato italiani giungono anche dal collocamento della quattordicesima edizione del Btp Italia, il primo emesso sotto le insegne del governo di Lega e Movimento 5 stelle.
Le sottoscrizioni al debutto, ossia il 19 novembre, si sono fermate a 481,3 milioni di euro contro i 2,3 miliardi raccolti il primo giorno nell’ultima edizione, a metà dello scorso maggio
“La bassa raccolta — commenta Angelo Drusiani, esperto di gestioni di Banca Albertini Syz — è legata al rialzo dello spread tra Italia e Germania e alla rilevante riduzione, negli ultimi tempi, del prezzo dei titoli di Stato italiani. La fase di incertezza e paura permane”.
In particolare, mercati e investitori guardano con attenzione al 21 novembre, quando è atteso il giudizio definitivo, dopo la bocciatura formale dei giorni scorsi, della Commissione europea sul disegno di legge di bilancio.
Ancora il 19 novembre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha fatto sapere che il governo, pur essendo aperto al dialogo, non intende modificare la manovra.
Se il parere negativo dovesse essere confermato dai vertici europei, l’avvio di una procedura di infrazione a carico dell’Italia potrebbe essere vicino.
“Si sta pagando il fatto che l’Ue si stia comportando da muro di gomma verso l’Italia”, è stata la lettura del vicepremier Luigi Di Maio sul rialzo dello spread e la partenza al rallentatore del Btp Italia la mattina del 20 novembre, ai microfoni di ‘Radio anch’io” su Radio rai 1.
In questo contesto, rischiano di incontrare basse adesioni tra risparmiatori e investitori anche i cosiddetti Cir (Conti individuali di risparmio), prodotti finanziari simili a fondi che, voluti soprattutto dalla Lega, dovrebbero contenere al proprio interno principalmente titoli di Stato emessi dal 2019 in poi e che dovrebbero essere completamente esentasse.
Il problema è che, se i prezzi continuassero a scendere, non esisterebbe esenzione fiscale in grado di impedire la performance negativa del prodotto finanziario.
“Sui Cir — commenta Drusiani — andrei con i piedi di piombo, perchè la vedo come una raccolta forzosa di denaro, un po’ come già fatto l’anno scorso con i Pir. E non so quanti investitori siano oggi contenti di avere comprato questi ultimi prodotti”
(da “Business Insider”)
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