IL BALCONE DI DI MAIO HA FATTO IL MIRACOLO
RIAPPARE IL PD, RIEMPIE LA PIAZZA CON I MILITANTI NEL NOME DELL’UNITA’ E MARTINA DICE COSE DI SINISTRA
Piazza piena, e non era scontato. A occhio ventimila persone, come sempre almeno il doppio per gli organizzatori.
Piazza del Popolo, in una Roma assolata: il corpo del Pd dà il primo segnale di vita, dopo la sconfitta epocale e dopo mesi di discussioni lunari.
Come si faceva una volta, soprattutto con iscritti, militanti, arrivati con treni e pullman, ciò che resta di un partito solido sopravvissuto alle teorie (e pratiche) della liquidità leaderistica.
Piazza pacata, senza odio e insulti. Inno nazionale e Bella Ciao, Bob Dylan di The times they are a-changin, che non si sentiva da tempo: “If your time to you in worth savin’/then you better star swimmin’/or you’llsink like a stone/for the times thy are a-changin” (tradotto: e se il tempo per voi significa qualcosa fareste , meglio a cominciare a nuotare o affonderete come pietre perchè i tempi stanno cambiando”.
Bandiere dell’Europa, sventolate assieme a quelle del Pd, anche con un certo orgoglio. “C’è voluta la batosta per riscoprire la piazza”, dice Fausto Raciti, parlamentare siciliano del Pd.
Accanto, la sua signora lo corregge: “C’è voluto il balcone di Di Maio. La gente si è sentita in dovere di venire in piazza, senza tanti distinguo e puzza sotto il naso”.
Come sempre le donne hanno sempre ragione. Ecco il boato quando Martina, dal palco porta al massimo i decibel della voce: “Ditemi se un paese come l’Italia può essere governato dal balcone di Palazzo Chigi con la claque dei 5 stelle sotto. Una scena tristissima da Repubblica delle banane”.
È quella la foto dei tempi che stanno cambiando. Di una nuova fase della crisi italiana, aperta sul terreno della manovra economica. E di un nuovo ordine, da costruire nella rottura con l’Ue come momento di rinascita della sovranità nazionale.
“Resistenza civile” è scritto su qualche cartello. “Resistenza”, sulle magliette gialle dei militanti lombardi.
In fondo alla piazza c’è anche un banchetto dove si raccolgono firme contro Michele Emiliano, che qualche giorno fa ha lodato la manovra gialloverde.
Il clima è diverso rispetto al fanatismo dell’era Renzi, innominato nel discorso di Martina, così come la retorica dei mille giorni e di un potere che, anche dopo il crollo, ha rimosso il trauma ed è fuggito dall’analisi della realtà .
Anzi, nel discorso del segretario-reggente, compaiono i primi segni di novità : “Agli elettori di sinistra che non ci hanno votato diciamo che abbiamo capito la lezione. Adesso, però, dateci una mano perchè l’Italia non può andare a sbattere per colpa di questi che governano in modo folle, ora cambiamo pagina, andiamo avanti”.
Martina cita Corbyn, “quell’avidità del capitalismo che in questi anni non abbiamo capito”, parla della necessità di un “nuovo Pd”, perchè “davanti a questa destra non basta il politicamente corretto ma un riformismo più radicale”.
Di fatto, tratteggia un partito che fuoriesce dal renzismo. Da sinistra.
E attraverso un’opposizione dura al governo gialloverde, senza tanti distinguo tra i gialli e i verdi, tra chi ha parlato del Pd come di un partito di “assassini politici” e chi va a cena con Casapound: “Vergognatevi. In un paese che ha vissuto il dramma di riformisti uccisi. Andate a rileggervi la storia. Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa. Noi siamo figli della Resistenza e non ce lo dimentichiamo”.
Ecco, il cambio di fase è anche questo, attestato da qualche richiamo storico, alla memoria e alle radici, dopo gli anni del presentismo.
Dentro il Pd, come pure era avvenuto ai tempi della formazione del governo e anche dopo, il tema della dialogo con i Cinque Stelle è uscito dall’agenda.
E dunque, ora che la piazza è piena e c’è qualche segnale di vita, che fare?
Il popolo invoca un nuovo clima: “U-ni-tà “, “U-ni-tà ” più volte nel pomeriggio. Nel back stage dietro il palco la solita scena. Matteo Renzi, dieci minuti prima del discorso di Martina, esce a farsi intervistare per prendersi la scena, come quando andò a Bologna il giorno che l’attuale segretario doveva chiudere la festa nazionale di Ravenna.
Le parole più forti, che rimbalzano subito suo siti, sono le sue, come la sua foto dell’abbraccio con Gentiloni, perfetta nel mood della giornata.
Defilato rispetto alla piazza c’è Antonio Bassolino, con figlia e nipotina, uno che di piazze ha una certa esperienza. Scatta la sua istantanea: “Anche se non si è dato un segnale agli altri e anche se gli altri non sono qua, è comunque una piazza importante. Ora servirebbe un congresso serio nel Pd, un congresso serio in Leu, per parlare ai tanti senza casa che ci sono nella sinistra, in questo cammino che sarà lungo e ripido”. Già .
(da “Huffingtonpost”)
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