IL FEDERALISMO DIVENTA UNA TASSA: STANGATA SUI CONTRIBUENTI DEL LAZIO
SECONDO UNO STUDIO DELLA CISL, LA REGIONE SARA’ COSTRETTA A COPRIRE IL DISAVANZO DELLA SANITA’…EVASIONE FISCALE: IN 500.000 NON PAGANO IL BOLLO
Ma quanto ci costa il federalismo?
A giudicare dalle cifre e dalle proiezioni elaborate dall’ufficio studi della Cisl, che ha tradotto gli effetti della riforma sul territorio, per i contribuenti di Roma e Lazio sarà una mazzata senza precedenti.
Destinata a colpire soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati, quelli cioè che hanno la trattenuta alla fonte e pagano le tasse per intero, senza minimamente scalfire le crescenti sacche di evasione fiscale.
Che hanno ormai raggiunto livelli preoccupanti: tra i 21 e i 23 miliardi ha calcolato il sindacato, parametrando i dati nazionali sugli indici del Lazio. Secondo l’organizzazione guidata da Raffaele Bonanni, che ha celebrato in tutta Italia il Fisco day per denunciare i rischi del federalismo, potenzialmente devastante per le Regioni gravate da un forte debito sanitario, il pericolo maggiore arriverebbe dal decreto sui costi standard.
“Se verrà approvato così come è stato licenziato dal consiglio dei ministri”, spiega infatti il segretario regionale Franco Simeoni, “il Lazio sarà obbligato a coprire l’intero disavanzo della Sanità , pari a 1,5 miliardi, attraverso un ulteriore incremento della fiscalità aggiuntiva. E poichè da noi l’85% dell’Irpef regionale la pagano i lavoratori dipendenti (per il 51%) e i pensionati (per il restante 34), è evidente che saranno soprattutto loro a farsi carico dell’ennesimo aumento delle addizionali”.
Già adesso fra le più alte d’Italia, pari all’1,7%, e tuttavia destinate a crescere ancora a partire dal 2013: a debito sostanzialmente invariato saliranno infatti dell’1,1% nel 2014 e addirittura del 2,1 nel 2015, che per i laziali significherà versare alla Regione addirittura il 3,8% del reddito percepito.
Per esempio, un insegnante che guadagna in media 25mila euro lordi l’anno passerà dai 350 euro sborsati nel 2010 (425 nel 2011) ai 950 euro del 2014; un dirigente o funzionario pubblico da 75 mila euro l’anno sborserà all’ente guidato da Renata Polverini la bellezza di 2.850 euro, 1.850 in più rispetto al 2010.
“Ecco perchè è assolutamente necessario pervenire ad una riforma strutturale del sistema sanitario regionale, che però al momento non mi pare sia una priorità della giunta Polverini”, lancia l’affondo Simeoni. “E avviare una seria lotta all’evasione, a cominciare dal bollo e dal ticket sanitario”.
Sono i numeri a fornire il quadro di una debacle: “Nel Lazio si stima che ben 500 mila veicoli si sottraggono ogni anno al pagamento del tributo regionale, pari a circa 70 milioni, recuperabili con l’intensificazione delle azioni di accertamento. Peccato che il bilancio regionale non abbia previsto un solo euro di entrate aggiuntive relative a questo tributo”, incalza il leader della Cisl. Non solo. “Sulla base dei redditi 2009 è emerso che circa 500mila cittadini evadono i ticket (farmaci e specialistica ambulatoriale) per oltre 60 milioni. Eppure nei suoi programmi operativi la giunta Polverini ha previsto di incassare appena 10 milioni/anno. Una maggiore coerenza ed un maggior coraggio consentirebbero invece di recuperare realisticamente almeno 60 milioni (50% evasione stimata)”.
Se a questo si aggiungono che le attuali società e consorzi partecipati della Regione comportano un impegno finanziario per oltre 500 milioni l’anno, con una spesa per i circa 80 amministratori-consiglieri di 2,5 milioni, “si capisce quanto ancora ci sia da fare, anzichè scegliere sempre la via più facile: mettere le mani nelle tasche dei contribuenti”.
Giovanna Vitali
(da “La Repubblica“)
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