DONNE E UOMINI IN PIAZZA PER LA DIGNITA’: UN MILIONE DI PERSONE CONTRO IL GOVERNO, ANCHE LA VERA DESTRA C’E’
OVAZIONE PER GIULIA BONGIORNO A ROMA: “NON SI SELEZIONA LA CLASSE DIRIGENTE CON I FESTINI, CHI TACE E’ COMPLICE, HANNO PAURA DI VOI”…ANCHE “DESTRA DI POPOLO” PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE DI GENOVA…FINI: “BASTA CONSIDERARE LA DONNA IN BASE ALLA SUA AVVENENZA E ALLA SUA DISPONIBILITA'”
Donne e uomini in piazza in tutta Italia (e non solo) per la dignità : la parola d’ordine è “se non ora, quando?”.
In 230 città della Penisola si sono svolte manifestazioni «per chiedere più rispetto per libertà e i diritti delle donne», senza bandiere di partiti e sindacati, ma con la precisa richiesta di dimissioni del premier Berlusconi.
In piazza del Popolo a Roma decine di migliaia di persone si sono radunate sotto un palco rosa con lo slogan “tempo di esserci tutte e tutti, vogliamo un Paese che rispetti le donne”.
Ripetuto un grido rivolto al presidente del Consiglio: «Dimettiti».
L’attrice Isabella Ragonese ha dato il via alla manifestazione: «Sono una bambina, non ho fatto il femminismo, sono una precaria, sono una madre, sono una commessa, un’impiegata e oggi mi dimetto da tutto. Oggi 13 febbraio scendo in piazza» ha detto tra gli applausi.
Quindi è partito dal palco l’urlo delle donne indignate, dopo un minuto e mezzo di silenzio: «Se non ora quando?», e la piazza ha risposto «Adesso!». Presenti a Roma lo stato maggiore del Pd, ma segretario e parlamentari restano lontani dal palco, mischiati tra la folla.
La deputata di Fli Giulia Bongiorno ha parlato dal palco: «Non sono qui per criticare i festini hard, ma per farlo quando diventano sistema di selezione della classe dirigente – ha detto nel suo intervento, applauditissimo -.
Chi tace in questa situazione può diventare complice. Questa non è una piazza di moralisti, come ha detto qualcuno nei giorni scorsi, questo è un modo per sminuire la vostra presenza qui. Si ha paura di voi».
Una selva di fischi si leva quando dal palco viene citato Giuliano Ferrara. Molte le voci in difesa del presidente della Repubblica Napolitano.
La manifestazione romana si è chiusa con la “conta” («Siamo più di un milione nel mondo» ha detto l’attrice Angela Finocchiaro) e con l’intervento di Francesca Izzo, la docente universitaria stratega dell’iniziativa. «Da questa piazza non si torna indietro – ha detto -. Il prossimo appuntamento è per l’8 marzo e poi insieme ci impegniamo a costruire gli Stati Generali delle donne italiane, aperti anche agli uomini, che serviranno a far sentire la nostra voce».
C’è stata anche una deviazione imprevista. Numerose donne (oltre un migliaio) si sono staccate dalla manifestazione in piazza del Popolo ed è partito un corteo spontaneo che ha raggiunto Montecitorio: le manifestanti, urlando slogan contro il premier, hanno scavalcato le transenne e sono arrivate davanti alla porta della Camera.
A Milano l’appuntamento era in piazza Castello, dove si sono radunate 60mila manifestanti (secondo gli organizzatori) accomunati dalla sciarpa bianca, sotto una selva di ombrelli per la pioggia.
«Questo è un prologo» ha detto Antonio Di Pietro, che ha partecipato al raduno milanese, del referendum sul legittimo impedimento che lui chiede sia fissato il 19 maggio, cioè con il secondo turno delle amministrative.
Presenti anche Nichi Vendola, il candidato sindaco Giuliano Pisapia e la consigliera di zona del Pdl Sara Giudice, che ha raccolto le firme per chiedere le dimissioni di Nicole Minetti.
Manifestazioni in tutta Italia
A Napoli sono scese in piazza 100mila persone: niente bandiere, solo un tricolore. Molte donne indossavano magliette bianche con la scritta “Mi riprendo il mio futuro”.
A Palermo diecimila manifestanti in piazza Verdi: presenti anche molti uomini e famiglie con bambini. «Senza rendercene conto – dicono alcune delle partecipanti – abbiamo superato la soglia della decenza. Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni». I sardi hanno risposto con manifestazioni in una ventina di piazze all’appello del Comitato organizzatore “Se non ora quando”.
A Cagliari c’erano personalità dello spettacolo, della cultura, del mondo cattolico, universitario, della politica, non solo del centrosinistra.
A Bari un corteo di 10mila persone ha sfilato per le strade, presenti anche migliaia di uomini; sugli striscioni “chi governa deve dare il buon esempio e non chiedere il legittimo impedimento”, “indisponibile”.
A Pescara piazza Sacro Cuore si è riempita come non accadeva da decenni; assenti i rappresentati del Comune, guidato da una giunta di centrodestra.
A Pesaro un migliaio di persone ha partecipato alla mobilitazione in piazza del Popolo: “siamo stufe di mantenere una classe dirigente venduta e comprata”, “vogliamo dignità “, “non sono una sua dipendente” si leggeva sugli striscioni.
Migliaia di persone anche in piazza dei Giudici a Firenze.
A Genova più di cinquemila persone si sono ritrovate in piazza Caricamento; presente il sindaco Marta Vincenzi.
Ha partecipato al corteo anche una delegazione di “Destra di Popolo” con il nostro direttore.
A Torino piazza San Carlo era affollata come nelle storiche manifestazioni del Primo Maggio. «Siamo 100mila» dicono gli organizzatori.
A Trieste tremila persone hanno affollato piazza Unità d’Italia.
Le donne italiane sono scese in piazza anche all’estero.
A Tokyo un gruppo di manifestanti ha protestato «contro il degrado della politica e della cultura».
Un migliaio di donne, ma anche tanti uomini e famiglie al completo, si è radunato a Bruxelles: sui cartelli “noi non siamo in vendita”, “ora, te ne devi andare ora”, “bandire Berlusconi dal Consiglio europeo”, “Silvio enjoy bunga bunga in jail”.
Più di 150 persone hanno partecipato al presidio davanti alla sede delle Nazioni Unite di Ginevra.
A Londra alcune centinaia di persone, molti gli uomini, si sono raggruppati sul marciapiede di Whitehall.
Durissimo l’intervento di Gianfranco Fini all’Assemblea Costituente di Futuro e Libertà a Milano: «Basta considerare la donna in ragione della sua avvenenza e della disponibilità . Siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale».
«La dignità delle donne deve riguardare tutti, destra, sinistra e anche noi uomini» ha detto il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
E la presidente del Partito Democratico Rosy Bindi, anche lei in piazza del Popolo: «Vogliamo porre al centro della nostra vita e della vita del Paese la parole dignità , dignità della persona, della donna, della democrazia».
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