IL GOVERNO ACCENDE IL NUCLEARE, MA NON INDICA I SITI: LA SOLITA IPOCRISIA ITALIANA?
SI FISSANO DEI PRINCIPI GENERICI, MA LA SCELTA DELLE OTTO LOCALITA’ SPETTERA’ AGLI OPERATORI, OVVERO ALLE AZIENDE, POI DOVRA’ ESSERCI IL VAGLIO DEL MINISTERO…CON LE REGIONALI IN VISTA IL GOVERNO NON VUOLE RISCHIARE E RESTA NEL VAGO…PERPLESSITA’ SIA DI CONFINDUSTRIA CHE DEI COMUNI
Il nucleare ritorna in Italia, per adesso solo sulla carta e avvolto nel mistero: il governo ha dato il via libera ai criteri per l’individuazione dei siti per gli impianti.
Ma il decreto di Palazzo Chigi ha creato malumore tra le trecento aziende che partecipano al piano di lavoro allestito da industriali ed Enel.
Nessuna indicazione delle località nelle quali dovranno sorgere le centrali nucleari, per quelle bisognerà attendere le scelte degli operatori che poi dovranno passare al vaglio del Ministero dello Sviluppo economico e dell’Agenzia del nucleare.
Praticamente ci si è limitati a tratteggiare vagamente, attraverso regole di buon senso, le norme per localizzare le aree adatte per la produzione e lo stoccaggio, le procedure da seguire, gli incentivi economici alle popolazioni coinvolte.
Secondo il governo, i primi lavori per i cantieri partiranno nel 2013 e la produzione di energia nel 2020.
Caso strano anche i lavori del Ponte sullo Stretto dovrebbero iniziare nel 2013, data che coincide in pratica con scadenza della legislatura.
Promettere non costa nulla, insomma.
Il non aver accennato alle otto località dove dovrebbero essere costruite le centrali nucleari è da mettere in relazione alle prossime elezioni regionali, onde evitare di mettere in imbarazzo qualche candidato governatore che dovrebbe esprimersi sull’ipotesi di ospitare o meno l’insediamento.
Meglio glissare che perdere voti…
Negli ambienti di Confindustria si sono sollevate perplessità sull’imbarcarsi in questa avventura e diventare fornitori dell’Enel che costruirà 4 degli 8 impianti previsti dal piano nazionale, per un giro d’affari previsto di 18 miliardi di euro. Critiche sono state rivolte ai “tempi incerti” per le autorizzazioni e per il fatto che le imprese dovrebbero farsi carico, in corso d’opera, di tutte le migliorie nelle centrali in costruzione.
Bocciatura al piano arriva anche dall’Anci, l’associazione dei Comuni che attacca ” tempi, modalità e tipologie circa la natura degli impianti che si dovrebbero realizzare”.
I Comuni accusano il governo di scaricare sulle regioni, sugli enti locali e sulle aziende la responsabilità sulla scelta dei siti.
Ma quali sarebbero i siti che avrebbe in mente il governo, ma ha paura di pronunciare?
Eccoli, così evitiamo tante ipocrisie: Montalto di Castro, Borgo Sabotino (Latina), Trino Vercellese, Caorso (Piacenza), Oristano, Palma di Montechiaro (Agrigento), Monfalcone (Gorizia) e Chioggia (Venezia).
Il deposito delle scorie radioattive invece è stato individuato a Garigliano, nella ex centrale, tra Latina e Caserta.
Chi vuole protestare, state certi, ne avrà di anni per farlo…
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