IL GRANDE AFFARE DELLA CAI: SI SONO PRESI A COSTO ZERO PURE GLI SLOT NON OPERATIVI DELLA ALITALIA
LO ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO: ERA MEGLIO CHE ALITALIA FALLISSE… I PASSEGGERI PAGHERANNO DI TASCA LA CASSA INTEGRAZIONE PER SETTE ANNI… AUMENTERANNO I BIGLIETTI SULLA TRATTA ROMA-MILANO IN REGIME DI MONOPOLIO… I CONTRIBUENTI PAGHERANNO E CAI FARA’ I QUATTRINI
Siamo sempre in ritardo sui tempi di attuazione dei programmi di Cai, ma questo era preventivabile, chi parlava della data dell’1 dicembre per l’operatività della nuova società sapeva di mentire.
Ormai molti sono convinti della tesi, anche da noi sostenuta per mesi, che per il contribuente italiano sarebbe stato molto meglio che Alitalia fosse fallita almeno 5 anni fa: portando i libri in tribunale non solo si sarebbe garantita la nascita di una nuova compagnia senza far favori a nessuno e seguendo dei criteri oggettivi, come avvenuto per la svizzera Swiss Air e la belga Sabena, risorte dalle ceneri dopo qualche tempo con nomi diversi, ma si sarebbe evitato di buttare miliardi di euro dal finestrino dell’aereo.
Per anni si è invece preferito tamponare la emorragia finanziaria e le perdite milionarie con aiuti di Stato che presto finivano, senza mai un serio piano di riorganizzazione aziendale che riducesse i costi.
Quando Air France si propose come acquirente, avremmo dovuto portargliela a Parigi su un piatto d’argento, invece che incaponirsi sulla presunta “tutela della italica bandiera”.
Con l’ultimo accordo per la vendita definitiva a Cai inoltre resterà almeno un miliardo di debiti a carico della vecchia Alitalia, a fronte di nemmeno un euro di entrate, altro che restituire il prestito ponte di 300 milioni allo Stato italiano.
Dovranno essere coperti dai contribuenti anche i debiti pregressi, lasciando in mano agli azionisti Alitalia ( decine di migliaia di piccoli risparmiatori) titoli equivalenti a carta straccia.
Se vi sarà una copertura parziale ad indennizzo da parte dello Stato anche per loro, saranno sempre soldi dei contribuenti.
Per non parlare della copertura per 7 anni assicurato ai lavoratori Alitalia e AirOne in esubero e non assunti da Cai.
Costeranno un miliardo l’anno e saranno anche a carico dei passeggeri che pagheranno 2 euro di tassa d’imbarco in più per ogni volo.
Va aggiunto poi il debito pregresso degli ultimi 4 esercizi chiusi con la bellezza di 2,7 miliardi di perdite, cui va sommata la perdita di 1 miliardo del 2008.
Questo si chiama dissanguamento, con lo Stato che continuava a far indebitare la Compagnia senza aver il coraggio di chiudere i rubinetti.
Bastava farla fallire e venderla a pezzi, allora avrebbe ancora reso qualcosa. Invece si è atteso fino ad oggi per cedere il “boccone migliore” a Cai e favorire un regime di monopolio della nuova Compagnia sulla tratta Roma-Milano e che presto porterà inevitabilmente, senza una reale concorrenza, a un aumento dei prezzi dei biglietti ( e a un maggior utile per Cai).
E poi quello che non tutti hanno colto, il colpo grosso di Cai: alla cordata imprenditoriale italiana sono stati, infatti, attribuiti tutti gli slot di volo di Alitalia, compresi quelli non operativi negli ultimi mesi.
Sapete a quanto? A costo zero, un vero scandalo.
Non si è lasciata la possibilità alla bad company di Fantozzi di incassare, cedendo sul mercato secondario gli slot in sovrappiù. Giustificando questa operazione con il concetto per cui gli slot, che non erano di proprietà di Alitalia, ma solo ad essa attributi, valevano zero, in quanto avviata al fallimento.
Giuridicamente un insulto: in caso di revoca per fallimento della licenza di volo, gli slot, infatti, vengono retrocessi agli aeroporti, non sono un bene intangibile che sparisce insieme alla compagnia fallita.
Alla fine quindi si è fatto un altro tacito regalo alla cordata Cai e poi c’e’ ancora qualcuno che parla di “operazione pulita”…
Il Governo ha condotto una operazione a solo beneficio di Cai e passi ( si fa per dire), ma che i debiti li debbano pagare poi tutti i contribuenti e i pochi utili spariscano a vantaggio degli imprenditori “compagni di merende” è troppo.
Non abbiamo scritto giocondo sulla fronte…
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