IL M5S NON SI E’ SPOSTATO A DESTRA, HA SEMPRE RAPPRESENTATO UNA CERTA DESTRA REAZIONARIA E AUTORITARIA
LE CONVINZIONI DI GRILLO E CASALEGGIO, LA CONVENIENZA A CAVALCARE I PEGGIORI UMORI DEGLI ITALIANI, L’UNIFORMARSI AI SONDAGGI, IL PARTITO AZIENDA… DEL M5S DELLE ORIGINI E’ RESTATO BEN POCO
Se è difficile etichettare compiutamente il Movimento cinque stelle sull’asse destra-sinistra, è innegabile che nel corso degli anni, su due temi in particolare, la connotazione a destra della creatura di Casaleggio e Beppe Grillo si è fatta via via più evidente: non fosse altro che per le posizioni sull’immigrazione, e la sempre più percepibile vicinanza geopolitica con Vladimir Putin (ancor più che con Nigel Farage), e persino col pensiero “rosso-bruno” di Aleksandr Dugin, anti-Nato ed “eurasiano”.
Ogni volta che avete letto di “svolta a destra del Movimento” (sui migranti) vi siete trovati, insomma, dinanzi a un titolo fuorviante: semplicemente perchè non c’è stata nessuna svolta.
Il Movimento, se parliamo della sua cellula fondativa – la Casaleggio associati, e il suo fondatore Gianroberto Casaleggio – non è mai stato strutturalmente orientato a sinistra. Anzi.
Nasce con un forte spirito polemico contro la sinistra, identificata con la piaga del politically correct. Casaleggio senior raccontava ai suoi dipendenti che il Movimento doveva essere una rete, ma anche andare a stare nei luoghi fisici, un po’ come Umberto Bossi e la Lega delle origini nei bar delle valli padane.
C’erano quattro gatti a sentirlo, diceva sempre Casaleggio, «e ve lo dico perchè uno di quei quattro ero io».
Peraltro, se è vero che – almeno alle origini – l’elettorato grillino è stato molto trasversale, è anche un dato – mostrato da tanti sondaggi, e confermato dall’ultima analisi del Mulino di Piergiorgio Corbetta – che si sono assottigliati notevolmente gli elettori di sinistra, mentre quelli di destra sono cresciuti, o almeno rimasti stabili: chiara conseguenza di alcune precise scelte politiche cinque stelle.
Sui migranti, per dire: a ottobre del 2013 il gruppo parlamentare era a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina, Casaleggio senior e Grillo rimisero pesantemente in riga i senatori con un post sul blog – scritto di suo pugno da Gianroberto – in cui si diceva: «Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità , presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico».
L’inclinazione a destra è stata dunque un mix tra le convinzioni dei due fondatori, e le convenienze di un partito (il Movimento è sempre più diventato un partito) costruito da e su un’agenzia di marketing, dunque una forza politica costantemente governata sulla base di sondaggi, umori, “sentiment”.
Quando il sentimento dominante diventerà anti-migranti, nessuna sorpresa nel vedere il candidato Luigi Di Maio cavalcare la campagna contro le Ong.
Nessuna “svolta”. Come nessuna sorpresa deve destare Grillo che definisce Trump e Putin (al Journal du Dimanche) «uomini di stato forti di cui la politica internazionale ha bisogno».
La verticalità proprietaria del Movimento è un altro elemento che rimanda – foss’anche nella memoria collettiva italiana – al conflitto d’interessi che abbiamo a lungo sperimentato nel centrodestra italiano di Silvio Berlusconi.
Il tutto con un elemento di infingimento in più, la negazione di ciò che stava avvenendo: come successo anche per gli incontri – numerosi – dei cinque stelle con gli emissari di Vladimir Putin, e la sempre più smaccata propaganda pro Russia nella macchina social pro Movimento.
Tutto questo è compiutamente destra, o è una nuova, più sfuggente forma di populismo autoritario?
In attesa di rispondere in maniera definitiva, sfogliamo inquieti l’album di famiglia, le foto di Grillo con Farage, la predilezioni russe alla Casaleggio, la fine di un Movimento che era nato inneggiando ad Anna Politkovskaja.
(da “La Stampa”)
Leave a Reply