IL M5S VUOLE DISMETTERE 32 SOCIETA’ PARTECIPATE DEL COMUNE DI ROMA
IL PIANO DI COLOMBAN RIGUARDA 24.000 LAVORATORI… IN CAMPAGNA ELETTORALE LA RAGGI NON NE AVEVA PARLATO
Machete alla mano, l’assessore alle Partecipate di Roma Massimo Colomban è quasi arrivato alla fine della giungla di società che fanno capo al Campidoglio.
Sul suo tavolo, come annuncia lo stesso assessore veneto, c’è il piano «per l’accorpamento e la dismissione delle 32 partecipate comunali, con l’obiettivo di portarle a una decina circa nell’arco di uno o due anni».
Una rivoluzione in cui entreranno, giocoforza, i 24mila lavoratori delle aziende partecipate, ma Colomban promette: «Faremo tutto, probabilmente, senza licenziare nessuno».
Un «probabilmente» che, con certezza assoluta, farà correre dei brividi lungo la schiena dei dipendenti delle società interessate.
Le aziende «saranno riorganizzate e efficientate» e di questo lavoro si occuperà «un gruppo di dieci persone», equamente divise tra il riassetto organizzativo e il controllo dei bilanci.
Nella fortunata dozzina di società da salvare, entreranno Atac e Ama, così come Roma Metropolitane, ripescata in extremis dalla liquidazione annunciata un mese fa da Virginia Raggi, mentre sono a rischio molte altre realtà , come quella di Farmacap, della Multiservizi o del Centro agroalimentare di Roma, da sempre considerato un fardello all’interno del Campidoglio pentastellato.
Sulle aziende da salvare, il lavoro di riorganizzazione non sarà comunque semplice.
Per quanto riguarda Ama, l’azienda dello smaltimento rifiuti, Colomban chiede da tempo un cambio di posizione: «La società ha un numero di inabili al lavoro di quasi duemila persone su 8mila totali. Una percentuale sballata. Per questo, credo ci siano posizioni di rendita. Non vogliamo forzare nulla e coinvolgeremo i sindacati, ma si deve tornare a una situazione di normalità ».
L’azienda del trasporto pubblico Atac, se possibile, sta anche peggio, lontana anni luce da un auspicabile pareggio di bilancio.
L’estensione di Roma non aiuta – è la difesa d’ufficio dell’assessore – con 8.500 chilometri di strade da percorrere.
«Per i trasporti – dice -, comporta dei costi incredibili. In passato, questi costi non sono nemmeno stati affrontati in maniera razionale, visto che si è preferito spendere in personale piuttosto che in investimenti per cambiare gli autobus, che hanno una media di 11-12 anni. Anche questo aiuta a spiegare perchè Atac ha un bilancio sempre in deficit». Dunque, c’è un problema di personale, come testimoniato anche da Colomban, che però rischia di risolversi in una tarantella di spostamenti all’interno delle dieci mega-società in divenire. Nell’operazione, poi, rientreranno anche le partecipazioni comunali di una cinquantina di fondazioni e associazioni, valutandone caso per caso l’utilità per i cittadini e per l’amministrazione comunale.
In campagna elettorale, di dismissioni e liquidazioni delle partecipate Virginia Raggi aveva preferito non parlarne.
Troppo pericoloso, in una città che conta un dipendente comunale ogni 110 residenti. Meno rischi, invece, si corrono affrontando il tema della «rinegoziazione del debito di Roma», sparito dopo la vittoria elettorale dai radar delle priorità capitoline.
La ricetta utilizzata, alla fine, diventa quella meno fantasiosa, che non accarezza argomentazioni anti-casta, e che piace di meno ai dipendenti capitolini.
Federico Capurso
(da “La Stampa”)
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