IL MAGGIORITARIO MUORE PER TRADIMENTO
UNA POLITICA INCAPACE DI DECLINARLO IN MODO APPENA GUARDABILE
Il maggioritario muore di tradimento, e non da parte della Consulta ma di una politica incapace di declinarlo in modo appena appena costituzionale e guardabile.
La Corte infatti ci riporta al proporzionale come scelta obbligata, dovuta alla necessità di non poter ammettere un maggioritario sciatto e arruffato dove anche con tre voti ci si aggiudica il cinquantacinque per cento dei seggi.
Lo aveva fatto in modo grossolano il Porcellum, e lo ha fatto poi in modo ugualmente grottesco l’Italicum.
Si era provato a segnalarlo sin dall’inizio ma la sordità di governo e di una tetragona e servizievole maggioranza fu totale.
Che dovesse finire così lo si sapeva quindi dal giorno in cui con la forzatura del super-canguro (ve lo ricordate l’ineffabile senatore Esposito?) fu approvata una legge che bellamente ignorava quel che la Corte costituzionale aveva appena detto sul Porcellum.
Perchè come era stato facile prevedere anche ieri su queste colonne, se c’è una cosa certa è che la Consulta (come tutte le Corti costituzionali) dà continuità alle proprie recenti e motivate pronunce.
Ma le mani un po’ saccenti che scrissero l’Italicum, non vollero nemmeno leggere quella sentenza pur fresca di stampa, nè tanto meno capirla nei suoi inequivocabili principi. E consiglieri sempre troppo ossequiosi in attesa di ricompense, omettevano di segnalarlo.
Non c’è nessun vincolo costituzionale a fare una legge elettorale proporzionale, aveva detto e ripetuto la Corte, aggiungendo pure che la governabilità è senz’altro un valore non inferiore a quello della rappresentanza; ma aveva aggiunto la correzione maggioritaria non può essere fatta completamente a casaccio come anche un bambino rileverebbe.
E allora se è all’evidenza necessario stabilire un quorum di voti minimi per prendere il premio, non è che se poi fai due turni sempre senza quorum hai risolto granchè. Piuttosto sei ricaduto nello stesso medesimo pasticcio. Lo dicemmo, invocammo pronte correzioni approfittando del tempo a disposizione; ma fu come urlare nel deserto.
La cosa era così grossolana che se mai ci avrebbe dovuto pensare la Presidenza della Repubblica.
E però Napolitano ne fu persino fautore senza farne mistero; mentre al momento del varo Mattarella era troppo fresco di nomina (pochi giorni) per esordire con un clamoroso rinvio alle Camere di una norma che, in una generale corrività , veniva sbandierata come la “migliore del mondo” e che ci verrà “copiata dagli altri paesi” (sic!). Pensa che fregatura avrebbe preso se lo avessero fatto.
Così maggioritario e governabilità muoiono di tradimento da sciatteria (e buona dose di arroganza) da parte degli stessi che se ne dicevano assertori.
Mentre la Consulta non ne è in alcun modo preconcetta avversaria, come anche ieri ha dimostrato validando la soglia e il premio del primo turno, pur ancorati ad una soglia (del 40%) ben al di sotto di quella a suo tempo stabilita da una legge bollata come “truffa”.
Sicchè ora teoricamente tutte le strade sarebbero aperte e pienamente costituzionali anche quella di una legge maggioritaria purchè minimamente ben fatta su base nazionale o di collegio come fu il Matarellum.
Nè ha senso dire che non attaglierebbe al tripolarismo quanto è proprio la frammentazione a suggerire leggi maggioritarie, purchè dignitosamente congegnate.
Ma ovviamente è illusorio che lo facciano; allora non resta che lasciare l’impianto che la Consulta è stata costretta a ritagliare, però con la necessaria accortezza che si dovrebbe avere, di ridurre collegi enormi (al Senato sono persino regionali) che in combinato con le appiccicose preferenze ci danno una legge obbligata per la Corte ma ben brutta per gli elettori.
Sarebbe inoltre l’occasione per superare l’ulteriore pasticcio dei capilista bloccati e la mortificazione del sorteggio che pure i giudici hanno dovuto imporre.
La correzione uninominale quindi, fermo il residuato impianto proporzionale, è il minimo che si possa pretendere dopo tanto tempo così assurdamente perduto.
Almeno questo lo avremo?
Gianluigi Pellegrino
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply