IL MILIARDARIO TINKOV RINUNCIA ALLA CITTADINANZA RUSSA PER PROTESTA CONTRO IL CONFLITTO IN UCRAINA
“NON VOGLIO ESSERE ASSOCIATO A UN PAESE NAZISTA”
“Non posso e non voglio essere associato a un Paese nazista che ha iniziato un conflitto contro il suo vicino pacifico e uccide ogni giorno persone innocenti”. Il miliardario Oleg Tinkov, fondatore della banca online Tinkoff, non ha usato mezzi termini per annunciare di aver rinunciato alla cittadinanza russa per protesta contro quella che il Cremlino obbliga a chiamare “operazione militare speciale” in Ucraina.
“Odio la Russia di Putin, ma amo tutti i russi che sono chiaramente contrari a questa folle” operazione, ha scritto ancora Tinkov pubblicando su Instagram la fotografia di un certificato del consolato russo che conferma la revoca della sua cittadinanza russa.
Chi è Tinkov, il fondatore di Tinkoff Bank
Eccentrico miliardario, Tinkov ha fondato Tinkoff Bank che è cresciuta rapidamente sino a diventare nel 2020 la terza banca più grande di Russia dopo i giganti statali Sberbank e Vtb e a contare oggi circa 20 milioni di clienti.
Lo scorso aprile aveva già criticato ferocemente l'”assurda” offensiva russa in Ucraina chiedendo agli occidentali di porre fine a questo “massacro” ed era stato costretto per questo a rinunciare al controllo della banca che ne aveva preso le distanze.
“Spero che altri importanti uomini d’affari russi seguano il mio esempio al fine di indebolire il regime di Vladimir Putin e la sua economia e alla fine sconfiggerlo”, ha scritto Tinkov.
Sono già diversi in realtà i miliardari ad aver rinunciato alla cittadinanza russa. L’ultimo: Nikolaj Storonskij, uno dei fondatori del servizio bancario britannico Revolut, figlio di un top manager della Gazprom soggetto a sanzioni. In precedenza anche il fondatore del gruppo Dst Global Jurij Milner, l’ex proprietario della società di investimento Trojka Dialog Ruben Vardanjan e il fondatore della società di investimento Freedom Finance Timur Turlov avevano rinunciato al passaporto russo.
Non tutti però lo hanno fatto per motivi nobili. Lo scorso aprile Forbes aveva fatto sapere che vari imprenditori avevano chiesto di non essere più chiamati “miliardari russi”, per non incappare in sanzioni. Tra loro c’erano anche Milner e Storonskij, oltre a Pavel Durov di Telegram e Igor e Dmitrij Bukhman di Playrix.
(da agenzie)
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