IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SOMMARIA E IL SENSO DEL RIDICOLO
SE VUOLE FARE IL GIUDICE, PRIMA SI LAUREI, FACCIA IL CONCORSO E LO VINCA
Il Ministro della Giustizia Sommaria stasera ha aggiunto al suo cumulo di cariche anche quella di giudice: ha fatto l’istruttoria su Facebook, ha condotto le sue indagini (“mi sono riguardato le dichiarazioni dei finanzieri che hanno rischiato di essere speronati”) ed emesso la sua sentenza.
Carola Rackete, appena rilasciata perchè il gip di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto, è “una criminale”, una “delinquente”.
Eppure il Gip lo ha detto con chiarezza: il decreto sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio, in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti”.
La comandante ha fatto solo il suo dovere: la scelta di andare a Lampedusa “non fu strumentale ma obbligata”, perchè i porti di Libia e Tunisia non sono sicuri (e certo, quello di Madrid suggerito dal vicepremier Di Maio un tantino inaccessibile, fino a quando questa maledetta Europa non si deciderà a portarci il mare, accidenti).
E salvare vite ancora — sorprendentemente — non è reato.
“Sono indignato e schifato” — ha detto, a social riuniti, il Ministro della Propaganda. Dalla separazione dei poteri, immaginiamo. Che nella sua posizione, certo, dev’essere dura da sopportare. Cosa vorrà mai un magistrato? Che si candidi, si faccia eleggere e poi vediamo, se ha questa pretesa di applicare le leggi (“ma la cambiamo, questa Giustizia, eh, ve lo prometto”, ha detto su Facebook il Ministro della Confusione dei Poteri).
Per giunta, il Viminale a un certo punto annuncia che è pronto per la comandante un provvedimento di espulsione. Ma la Prefettura di Agrigento smentisce: mai firmato alcun provvedimento, poi dice che lo firmato e non consegnato. Ma che comunque andrebbe convalidato dal magistrato.
E qui ricasca l’asino, anzi, il ministro.
(da “Huffingtonpost”)
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