IL MITICO VESCOVO DI VENTIMIGLIA NEGA LA CATTEDRALE AL SINDACO: “NON E’ UNA SALA CONCERTI”
MONS. SUETTA SI ERA RECATO SUGLI SCOGLI DUE ANNI FA A TROVARE I MIGRANTI, UN UOMO DI CHIESA VICINO AI POVERI… IL SINDACO PD E’ INVECE QUELLO DEI DIVIETI
Il vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta nel 2015 era diventato l’eroe dei No Border che assistono i migranti accampati al confine con la Francia. La sua visita agli africani sugli scogli era stata accolta da applausi e cori da stadio.
Oggi è al centro di un altro caso mediatico: fa discutere la sua decisione di negare l’uso delle chiese della diocesi al sindaco e ad alcune associazioni locali per l’assegnazione di premi, per concerti e altri eventi laici.
«La chiesa non è una sala da concerto», è la motivazione ufficiale. Ma c’è chi mette in relazione i “no” di Suetta ai contrasti con il sindaco Ioculano sui limiti all’uso per i migranti delle strutture religiose.
Ma andiamo con ordine: la data è il 30 settembre 2015 ed è in quel giorno che il vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta diventa, da capo spirituale di una diocesi che si allunga fino a Sanremo e che conta quasi 160 mila abitanti, anche un personaggio mediatico. Ruolo che strappa, davanti a obiettivi, telecamere e mezza stampa d’Italia, quando arriva alla scogliera dei Balzi Rossi. Urla, battimani: un’accoglienza entusiasta.
Eppure lì sta andando in scena, anzi, volge verso l’epilogo, uno degli episodi più drammatici della storia recente: i tre mesi dei migranti accampati sugli scogli, dispersi dalla polizia mentre premevano sul confine francese blindato e rimasti lì, nell’impossibile illusione di varcare prima o poi la frontiera.
Cosa ci fa un sacerdote sugli scogli, tra la polizia, accolto come un eroe dai migranti e dai No Border, i giovani dei centri sociali arrivati a dar man forte alla protesta?
Rispetto a questo momento, bisogna fare un passo indietro. E comprendere come, in quei giorni, si fosse verificata una strana saldatura, tra la Curia di Ventimiglia e quei ragazzi. Suetta aveva donato anche duemila euro per le attività del presidio e poi aveva spalancato le porte per una serie di incontri. Di più: i No Border, inseguiti dalla polizia che voleva affibbiar loro i fogli di via, avevano sempre trovato rifugio in chiesa
Suetta prete no global? «Ho capito che in loro ci sono delle buone attitudini, vanno coltivate». I soldi? «Io so solo che se c’è qualcuno che ha fame, devo intervenire».
Chi è Antonio Suetta? Ligure di Loano, 55 anni, studia teologia e nel 1988 si licenzia con la tesi “Il carattere escatologico della domenica”. Papa Francesco lo nomina vescovo di Ventimiglia e Sanremo il 25 gennaio 2014 e per qualche mese è il più giovane ordinario diocesano italiano. Lo spirito della solidarietà arde, con un passato, anche, da direttore della Caritas diocesana.
La ribalta mediatica? Lui non la cerca, è lei che cerca lui.
Perchè arrivano due eventi recenti che riaccendono i riflettori: ma i toni, stavolta, sono diversi. È metà luglio e il sindaco Enrico Ioculano, che ha già il suo bel daffare per gestire con equilibrio l’assalto dei migranti che non riescono a varcare il confine con la Francia, sbotta: «Una decisione molto grave per la città ».
Cos’è accaduto? Il prestigioso San Segundin d’argentu, il premio che Ventimiglia concede ogni anno ai concittadini che hanno dato lustro alla città , non si terrà in cattedrale, ma nell’ex chiesa di San Francesco.
L’autore dello strappo è proprio il vescovo Suetta.
Rivendica il carattere civico e laico del riconoscimento, che non sottovaluta, ma spiega che no, la cattedrale non è il luogo adatto per la celebrazione.
Anzi, dato che «qualche designazione potrebbe suscitare perplessità nei fedeli», ritiene giusto non far più parte del comitato che assegna il riconoscimento.
Sotto sotto si sussurra di un contrasto con lo stesso Ioculano proprio sulla gestione delle strutture religiose per i migranti.
Si dice, nessuno conferma.
(da “Il Secolo XIX”)
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