IL MOLISE E IL FATTORE “GRILLINI”: ALLARME PER IL CENTROSINISTRA
CHE CERCANO A FARE UN CAPRO ESPIATORIO: NON SONO I GRILLINI CHE HANNO REGALATO LA VITTORIA AL CENTRODESTRA, E’ IL CENTROSINISTRA CHE HA REGALATO VOTI AL MOVIMENTO DI GRILLO
In Molise hanno vinto tutti, anche quelli che hanno perso.
Capitava negli anni d’oro della Prima Repubblica, con il Tanassi di turno che gongolava per quello 0,3% in più alla Camera che bilanciava, eccome, il meno 0,9% al Senato.
Almeno quel rito consolatorio, la Seconda Repubblica ce lo aveva risparmiato.
Se non altro per la sua logica binaria: uno vince e uno perde.
Ma dalle parti del Pd se ne son dimenticati. Massimo D’Alema è arrivato a dire: «E’ andata bene, il resto sono chiacchiere».
La colpa della sconfitta? Di quei guastafeste del «Cinque stelle».
Certo, anche alle Regionali del Piemonte il Movimento che si ispira a Beppe Grillo prese, anche a sinistra, quei voti che poi mancarono alla presidente Mercedes Bresso per battere il centrodestra.
Ma il «Cinque stelle» – ecco la novità che oramai non dovrebbe essere più tale – non è come la Rifondazione comunista di Bertinotti, che una volta faceva l’accordo col centrosinistra e una volta non lo faceva.
Grillo non fa mai accordi. E probabilmente non li farà mai.
Dunque, non è il «Cinque stelle» – sempre fuori dagli schieramenti – che ha «regalato» la vittoria al centrodestra, ma è il centrosinistra che, evidentemente, ha «regalato» voti al movimento di Grillo.
A sinistra si ripropone in queste ore il vizio antico del capro espiatorio.
Ma sarà tempo che anche a sinistra si provi a capirci qualcosa di questi «grillini», talora così diversi dal loro guru, così simili ai Verdi tedeschi e che ottengono risultati elettorali sempre più corposi senza passare mai dalla tv.
Un 5% in Molise può valere una percentuale analoga alle prossime Politiche.
La quota «giusta» per impedire la vittoria al centrosinistra.
L’America insegna: l’indipendente Nader «regalò» la vittoria a Bush, ma i Democratici sono tornati alla Casa Bianca soltanto quando hanno schierato un candidato più trascinante
di Al Gore.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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