IL PDL RISCHIA LA DEFLAGRAZIONE. SILVIO NON BLOCCA IL FUGGI FUGGI
L’EX PREMIER NON RIESCE A TRATTENERE L’ESODO….LA PAURA CHE IL PARTITO ESPLODA DOPO LE AMMINISTRATIVE
Sono le lettere di addio che lo fanno soffrire di più.
Quelle firmate dalle donne il Cavaliere le ha sempre tollerate meno delle altre.
E il voltafaccia ultimo di Stefania Craxi, se possibile, è stato ancora più doloroso dei tanti che ormai in sequenza si susseguono.
«Non capisco, conoscevo suo padre» confida al capannello di deputate che lo hanno circondato in aula, mentre Gabriella Carlucci, poco lontano, attraversa l’emiciclo senza neanche rivolgergli uno sguardo e raggiungendo i banchi Udc dove è approdata un mese fa.
«Ingrata, mi deve tutto» era stato allora il commento acido.
Letizia Moratti è sulla scia. Un esodo rosa che per chi «ama le donne e ne è amato » sa di contrappasso dantesco.
Silvio Berlusconi si trattiene quasi due ore a Montecitorio, nel tentativo di rianimare le truppe, allude a elezioni poco lontane («Un grande partito è sempre in campagna elettorale»), dà ragione ai malpancisti («Nulla è da escludere nei prossimi mesi»).
Ma in via dell’Umiltà l’allarme è alto, il rischio deflagrazione è dietro l’angolo. Se in 26 si sono ribellati disertando il voto di fiducia – da Crosetto a Martino, da Lunardi alla Nirenstein – e in quattro si sono astenuti (Bergamini, Moles, Marini e Castiello), quando alle 22 arriva il voto finale sulla manovra, gli scranni vuoti del Pdl sono ancora più numerosi.
D’altronde «non è la nostra manovra» andava ripetendo ancora l’ex premier, che prima di lasciare nottetempo la Camera si congedava da Monti solo con un freddo saluto da lontano.
La luna di miele, per Berlusconi, può pure finire qui.
«Voti contrari? Abbiamo consentito che accadesse visto che non c’era alcun pericolo per la maggioranza» spiega il leader Pdl.
«Ma no, nulla di organizzato, solo malesseri isolati» taglia corto il vicecapogruppo Pdl Osvaldo Napoli. Eppure Berlusconi teme soprattutto di non reggere l’impatto dei suoi.
«Continuano a chiamare tutti me per lamentarsi del partito, eppure il segretario ora è Angelino» si lamentava ieri con un ex ministro.
Ma la battuta rivolta dall’insofferente ex An Ignazio La Russa in Transatlantico al portavoce di Fini, Fabrizio Alfano (approfittando dell’omonimia col segretario Pdl) la dice lunga: «Segretario, stai sempre a parlare, ma smettila, tanto non conti nulla, noi ascoltiamo solo Berlusconi».
Giù risate.
Il Cavaliere sa che non può defilarsi. Le amministrative sono dietro l’angolo e un Pdl in caduta libera alle urne farebbe scattare il “liberi tutti”.
Ai deputati che lo circondano in aula confessa i suoi timori per una Lega sempre più in rotta e che rischia di far danni al Nord.
Ma il vero timore è l’emorragia verso il Terzo polo di scontenti e interi partiti satelliti.
In Transatlantico non è passato inosservato il lungo colloquio tra Casini e Saverio Romano, capo del Pid.
Nelle stesse ore, Berlusconi riceveva a Palazzo Grazioli Nick Cosentino, in attesa del voto della settimana prossima sulla richiesta di arresto: stavolta a rischio, col voto della Lega.
L’ex sottosegretario furente, ma Berlusconi si attende almeno le dimissioni da coordinatore campano del Pdl.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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