IL REDDITO MEDIO DEGLI ITALIANI È PIÙ BASSO DI TRENT’ANNI FA DI ALMENO 150 EURO. E CON LE TASCHE VUOTE, LE PERSONE NON SPENDONO
IL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO, SANGALLI: “IL RISPARMIO STA ESAURENDO IL SOSTEGNO AI CONSUMI E L’INCERTEZZA PER L’INFLAZIONE COMPRIME LE INTENZIONI DI ACQUISTO”
Il reddito medio disponibile degli italiani è «addirittura sotto di 150 euro in termini reali rispetto al 1995, quasi trent’anni fa (21.081 euro contro 21.235 euro). Questa dinamica molto negativa, registrata dall’indagine Confcommercio-Censis, tiene inoltre conto del progredire dell’inflazione: i valori sono infatti espressi in euro del 2022, una scelta che fa risaltare il 53,2% medio di crescita dei prezzi al consumo negli ultimi 28 anni.
«Il risparmio sta esaurendo il sostegno ai consumi e l’incertezza per l’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse comprimono le intenzioni di acquisto», ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, presentando il rapporto. «Si rischia di rallentare la ripresa, nonostante la fiducia delle famiglie sia alta. È fondamentale accelerare le riforme, in particolare quella fiscale, e utilizzare al meglio le risorse del Pnrr», ha aggiunto.
Questi dati non si possono comprendere se non si guarda al sistema Paese nella sua interezza. Nel ventennio 2002-2021 l’Italia ha registrato un calo medio annuo dello 0,3% della produttività contro una media Ocse del +0,3 per cento. Che cosa significa? Se misuriamo la produttività come Pil per ora lavorata e, considerando che nel periodo il tasso di disoccupazione è rimasto invariate e così pure quello di occupazione, questo vuol dire che si è puntato alla salvaguardia degli occupati senza che questi tuttavia portassero reale valore aggiunto.
Questo stato di cose comporta che i salari restino sostanzialmente bloccati in quanto il sistema produttivo nel suo complesso (cioè includendo anche il terziario) punta sulla quantità e non sulla qualità. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di lavoratori che permangono nel proprio impiego per oltre 10 anni. Dunque poca qualità, poca mobilità, poco sviluppo. Non si potrà cambiare tutto e subito ma proprio le riforme invocate da Sangalli avranno un ruolo decisivo.
(da il Giornale)
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