IL REFERENDUM DI SALVINI E’ UNA PATACCA, NON SARA’ MAI AMMESSO DALLA CORTE COSTITUZIONALE
LA SOLITA PASSERELLA PER FARE DEMAGOGIA SPICCIOLA E DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA
In questi giorni, Salvini e i suoi riempiono media e social con proclami sul referendum che sta venendo promosso dalle regioni leghiste per introdurre il sistema maggioritario
Il quesito ideato da Calderoli è solo una presa in giro e non può essere ammesso dalla Corte Costituzionale senza cambiare decenni di giurisprudennza.
In materia elettorale, la Consulta ha affermato ripetutamente che il referendum abrogativo è ammissibile solo se la legge elettorale che ne deriva è immediatamente e pienamente operativa, senza necessità di interventi normativi.
Questo perchè “gli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale non possono essere esposti alla eventualità , anche soltanto teorica, di paralisi di funzionamento” (sent. n. 29/1987).
“L’esigenza fondamentale di funzionamento dell’ordinamento democratico rappresentativo non tollera soluzioni di continuità nell’operatività del sistema elettorale del Parlamento: una richiesta di referendum che esponga l’ordinamento a un tale rischio non potrebbe, pertanto, che essere dichiarata inammissibile” (v. sent. n.5/95).
Il referendum leghista non soddisfa i requisiti stabiliti dalla Corte. Infatti, se vincesse il sì, dal “ritaglio” referendario uscirebbe una legge maggioritaria, ma priva di un elemento essenziale per funzionare: i collegi. E la mancanza dei collegi è già stata considerata decisiva dalla Consulta per dichiarare inammissibili altri referendum elettorali (sent. n.5/95 citata sopra).
Nel quesito referendario, si cerca, maldestramente, di ovviare a questo problema, modificando la delega al governo contenuta nella legge approvata quest’anno per adattare i collegi del Rosatellum all’eventuale riduzione del numero di parlamentari.
Ma se anche quella delega fosse operativa (e non lo è, ma non è qui la sede per entrare in dettagli tecnici), il referendum lascerebbe comunque il paese senza legge elettorale fino all’emanazione del decreto legislativo da parte del governo.
E questo per la giurisprudenza citata della Corte è inammissibile.
Insomma, la Lega, per la seconda volta, promuove e strombazza in giro un referendum pur sapendo benissimo che è inammissibile.
Lo aveva già fatto nel 2015 col referendum sulla legge Fornero. Almeno questa volta a farne le spese sono stati i consiglieri regionali, che hanno partecipato a sedute inutili e non, come nel 2015, migliaia di militanti leghisti che si sbatterono a raccogliere firme senza sapere che erano già carta straccia
(da agenzie)
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