IL VOLLEY ITALIANO E LA MALEDIZIONE DELLE OLIMPIADI: RESTA LA SPERANZA DEI FUORICLASSE VELASCO ED EGONU PER SFATARLA
DOPO LA DELUSIONE NEL MASCHILE, NEL VOLLEY FEMMINILE CI AFFIDIAMO A DUE CAMPIONI CHE HANNO SCELTO DI ESSERE ITALIANI
C’è ancora una chance di sfatare la maledizione olimpica del volley. E la speranza è affidata a due fuoriclasse: Julio Velasco e Paola Egonu. La maledizione dei Giochi è questa: l’Italia domina la scena mondiale, inventa tattiche, esporta tecnici; ma l’oro olimpico nella pallavolo alla fine ci sfugge sempre.
Ieri in semifinale la Francia ci è stata superiore, sospinta da un tifo che non si era sentito neppure a Pechino 2008; e i nostri hanno sbagliato troppo, in battuta e non solo. Ma, in realtà, la pallavolo è una benedizione per noi italiani. E non solo perché le donne qui a Parigi sono in semifinale per la prima volta nella storia.
La pallavolo sembra ormai essere diventata il vero sport nazionale degli italiani; ovviamente non a livello di club ma a livello di nazionale (visto quello che combinano i calciatori azzurri). Quattrocentomila tesserati. Tre italiani obbligatoriamente in campo per ogni squadra in ogni partita. Quattordici nazionali di giovani e giovanissimi, più la squadra paralimpica femminile che si è classificata per il torneo di sitting volley, la pallavolo da seduti. Non soltanto campioni; una scuola, un movimento. Non a caso sono italiani molti ct in servizio all’estero. La Francia che ci ha sconfitti è allenata da un nostro veterano, Andrea Giani (che però non ha cantato la Marsigliese).
La Turchia con cui stasera le azzurre si giocano l’ingresso in finale è guidata da Daniele Santarelli, che da cinque anni è il marito del nostro libero, Monica De Gennaro. La Polonia ha come coach Stefano Lavarini. Le serbe che abbiamo sconfitto 3-0, dopo che loro ci avevano battuto 3-0 sia a Rio sia a Tokyo, sono allenate da un altro tecnico italiano, il modenese Giovanni Guidetti.
Tempo fa, quando guidava la Turchia (ha anche sposato una giocatrice turca), Guidetti dopo aver battuto l’Italia cedette alla tensione agonistica e rivolse allo storico presidente federale, il parmigiano Carlo Magri, un clamoroso gesto dell’ombrello.
Al momento di passare le consegne all’attuale presidente, Giuseppe Manfredi da Alberobello, Magri si fece giurare: «Come ct prendi chi vuoi, chiunque, ma non Guidetti». Per non sbagliare, Manfredi ha preso Velasco. Il più grande tecnico di pallavolo mai esistito.
Soltanto Julio poteva gestire un fenomeno come Paola Egonu. Gli altri non riuscivano a scendere dall’altalena su cui ti porta una fuoriclasse che un giorno è euforica, un altro arrabbiata con il mondo. Ora Paola ha trovato stabilità con un fidanzato, Leonardo Puliti, manager della sua società, il Monza; e ha trovato in Velasco la migliore guida tecnica e tattica che potesse sognare. Come vice, Julio ha il suo vecchio schiacciatore, Lorenzo Bernardi, e l’allenatore con più titoli, Massimo Barbolini: come se Ancelotti facesse da vice a Guardiola.
La leggenda della maledizione è nata dalle quattro finali olimpiche perse. A parte il beach-volley a Rio, che fu una bella sorpresa, le altre volte eravamo favoriti: gli Invincibili di Velasco cedettero per una palla ad Atlanta 1996 contro l’Olanda; ad Atene 2004 il sestetto con Giani schiacciatore perse con il Brasile; a Pechino 2008 le ragazze mancarono la finale perché dovettero rinunciare alla loro fuoriclasse Aguero; a Rio 2016 perdemmo con il Brasile che avevamo sconfitto 3-0 nel girone.
Ora ci aggrappiamo a due nuovi compatrioti: Paola Egonu è figlia di un camionista di Lagos e di un’infermiera di Benin City; Julio Velasco fuggì dalla dittatura argentina; entrambi hanno scelto di essere italiani, e oggi sono la nostra pallavolo.
(da Il Corriere della Sera)
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