IL VOLO DELLA MELONI VERSO IL POTERE: IL LIBRO “MELONI SEGRETA” DI ANDREA PALLADINO RICOSTRUISCE L’ASCESA DELLA PRIMA PREMIER DONNA, DA COLLE OPPIO A PALAZZO CHIGI
TUTTO INIZIÒ CON IL GRUPPO DEI “GABBIANI”, LA SECONDA GENERAZIONE DEI RAUTIANI CHE, A DIFFERENZA DELLA PRIMA, PENSAVA SOLO ALLA POLTRONA… CON LEI FAZZOLARI E LOLLOBRIGIDA, A SOSTENERLA GASPARRI E LA RUSSA – IL FLOP DELLE ELEZIONI PROVINCIALI DEL 2003 E POI L’ENTRATA IN PARLAMENTO CON L’APPOGGIO DEI SOLITI NOTI
Meloni, Lollobrigida, Fazzolari. Oggi ai vertici del potere politico. Trent’anni fa erano solo «I Gabbiani». La ricostruzione della «folgorante ascesa» della prima premier donna è contenuta nel libro Meloni segreta di Andrea Palladino (Ponte alle Grazie), che mette insieme testimonianze, documenti, inchiesta giornalistica.
«Il gruppo dei Gabbiani ha una storia incredibile», racconta nel libro Silvano Moffa, presidente della Provincia di Roma nel 1998, quando come consigliera veniva eletta per la prima volta la ventunenne Giorgia Meloni. I Gabbiani nascono all’inizio degli Anni 90, come seconda generazione dei rautiani. Fanno capo alla sezione di Colle Oppio. Tra loro matura la giovane Giorgia Meloni.
Ricorda Moffa: «I Gabbiani non si distinguevano sotto il profilo delle linee politiche, che erano sostanzialmente le stesse. Si distinguevano come gruppo di pressione, nel senso che loro avevano creato la loro enclave, il loro gruppo, che era molto stretto, un po’ settario»
Alle elezioni provinciali del 2003 sono un disastro. Moffa non viene riconfermato, Alleanza Nazionale dimezza i consiglieri eletti. Anche Meloni non viene rieletta. Ma l’anno successivo diventa leader di Azione Giovani, l’organizzazione erede del Fronte della Gioventù. La lista con cui vince il congresso di Viterbo si chiama «Figli d’Italia». Con lei Fazzolari e Lollobrigida, oggi ministro e sottosegretario a Palazzo Chigi.
Meloni è appoggiata da Gasparri e La Russa, in una sfida all’ultimo voto con Carlo Fidanza, oggi eurodeputato, sostenuto da Alemanno e Storace. In un documento del 2002 intitolato «La comunità dei ribelli», si delinea la fisionomia del ribelle che «non è un cretino che parla come un povero dislessico, che si rimbambisce di spinelli, che forza le zone rosse ma si ribella a uno stile di vita, a un modello di società che appiattisce le coscienze». Due anni dopo, Giorgia Meloni sarebbe entrata per la prima volta in Parlamento
(da La Stampa)
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